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Obiezione di coscienza vietata: i sindaci francesi non possono rifiutarsi di celebrare nozze gay

Il Conseil constitutionnel non riconosce l’"obiezione di coscienza" ai sindaci contrari ai matrimonio omosessuali

Vincent Aubin e Bruno Boileau, sposi nel municipio di Montpellier
Vincent Aubin e Bruno Boileau, sposi nel municipio di Montpellier

Niente obiezione di coscienza. I primi cittadini di Francia non possono negare di celebrare le nozze tra coppie dello stesso sesso dopo che, lo scorso aprile, il parlamento di Parigi ha approvato la legge sui matrimoni gay. È la decisione annunciata dal Conseil constitutionnel, organo di garanzia delle Costituzione francese.

Il Conseil constitutionnel non riconosce l’"obiezione di coscienza" ai sindaci contrari al matrimonio omosessuale. A ricorrere al Consiglio sono stati dei primi cittadini contrari alle nozze tra persone dello stesso sesso, per sapere se l’assenza nella legge sui matrimoni gay in Francia della disposizione che garantisce la libertà di coscienza di chi è contrario e officia il rito civile è conforme o meno alla Costituzione. In una decisione lunga cinque pagine, il Consiglio costituzionale ha annunciato che "le disposizioni contestate" dai sindaci, per sostenere la richiesta di riconoscere una "obiezione di coscienza" per non celebrare le nozze gay, sono "conformi alla Costituzione" francese. La legge che autorizza il matrimonio e l’adozione per coppie omosessuali in Francia è entrata in vigore il 18 maggio scorso, dopo un acceso dibattito parlamentare e imponenti manifestazioni di persone contrarie al mariage pour tous. I sindaci "ribelli", che godrebbero del sostegno di 20mila amministratori locali, hanno già annunciato un nuovo ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo.

In base al codice penale, un sindaco francese che si rifiuta di celebrare il matrimonio tra due uomini o due donne e che non trova un vice disposto a farlo al suo posto, rischia fino a tre anni di prigione e 45mila euro di multa.

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