Mondo

Operaio fa strage nel paradiso svizzero

Operaio fa strage nel paradiso svizzero

Menznau (Svizzera)Ha seminato morte e terrore, nel paese dove regnano solo pace e sicurezza. Ha trasformato un angolo di paradiso in un girone infernale. La strage di Menznau, 2.700 anime, nel Canton Lucerna, «cuore» della ricca e verde Svizzera, paesaggio alpino da cartolina, fra vette imbiancate, laghetti incontaminati e chalet, ha traumatizzato la Confederazione rossocrociata. Perché quell'operaio di 42 anni, che ieri mattina ha fatto irruzione nella fabbrica Kronospan, azienda specializzata nella lavorazione del legno, di cui era dipendente dal 2003, ha agito come un assassino spietato: armato di pistola ha sparato all'impazzata ai colleghi. «Tre persone sono morte, fra cui lo stesso omicida, e altre sette sono rimaste ferite», ha spiegato il capo della polizia di Lucerna, Daniel Bussmann. Ma cosa ha scatenato la sua follia? Il killer avrebbe compiuto questa strage perché i proprietari austriaci dello stabilimento avrebbero annunciato alcuni esuberi fra i lavoratori.
Come nella scena di un film, l'operaio e padre di famiglia è entrato nella mensa dell'azienda, dove altri dipendenti, attorno alle 9, stavano facendo colazione. Secondo alcune testimonianze, l'assassino non avrebbe né salutato, né detto una parola. Avrebbe solo messo mano alla pistola e aperto il fuoco, prima in un vicino capannone, poi nel corridoio della mensa e infine nella sala principale di questa, mirando ad altezza d'uomo. A lanciare l'allarme sarebbero stati alcuni colleghi. Fra tavoli e sedie delle mensa i soccorritori hanno trovato tre corpi senza vita, e hanno contato sette feriti, molti dei quali in gravi condizioni.
Mentre la polizia avviava le indagini, nello stabilimento la produzione è stata sospesa, tra lo choc e la paura dei 410 dipendenti della Kronospan, la principale fabbrica della zona con un giro d'affari di 280 milioni di franchi, pari a circa 230 milioni di euro.
Un operaio diligente e sgobbone, un carattere riservato e schivo. Un padre di famiglia che, se in gioventù aveva coltivato la passione per la kickboxe, adesso era tutto casa e lavoro, lavoro e casa. Ma anche un uomo che era in cura psichiatrica, che conviveva da tempo con un disagio mentale: «Parlava da solo, lo avevamo visto parlare con persone invisibili», hanno riferito ieri alcuni colleghi. «Nell'ultimo anno era cambiato molto, accadeva che durante una conversazione cambiasse all'improvviso argomento. Tanto che parlare con lui era diventato difficile», hanno aggiunto altri.
Mauro Capozzo, amministratore delegato della Kronospan, non solo ha confermato il fermo della produzione «per elaborare ciò che è successo», ma ha smentito l'ipotesi di esuberi fra il personale. Intanto procedono le indagini sul movente della strage. Il capo della polizia ha dichiarato che si approfondisce anche l'ipotesi di «una controversia fra lavoratori».
Intanto il tragico episodio che ieri ha turbato una zona tanto tranquilla della Svizzera riaccende la polemica sul libero uso delle armi da parte dei cittadini. Nel Paese elvetico ci sono dei precedenti: un mese fa un 33enne ubriaco sparò da una finestra a Daillon, nel canton Vallese, uccidendo tre donne e ferendo due uomini. E nel 2001 un uomo entrò nel Parlamento cantonale di Zug sparando e lanciando bombe.

Uccise 14 persone, poi si suicidò.

Commenti