Ora i bianchi sono minoranza tra i deputati democratici

Lo si potrebbe chiamare «effetto Obama», e non è riferito al rialzo delle borse dopo l'accordo sul fiscal cliff.
La novità riguarda la composizione dei deputati eletti alla Camera tra le fila del partito del Presidente Usa: per la prima volta nella storia americana i bianchi non rappresentanto più la maggioranza numerica. I latinos e gli afroamericani eletti nell'ultima tornata sono stati tanti, al punto tale da determinare il «ribaltone». Un cambiamento che rispecchia le trasformazioni nel Paese e, dicono alcuni, spiega anche le difficoltà della destra nel raccogliere voti tra neri e ispanici. Quella dei bianchi democratici in minoranza non è l'unica novità a Capitol Hill: scorrendo le biografie dei 535 componenti del Congresso, eletti lo scorso 6 novembre ma insediatasi ufficialmente solo ieri dopo il tradizionale giuramento, si scoprono, tra Camera e Senato, altre chicche. Per esempio il record di presenza femminile. Le donne che entrano nelle stanze dei bottoni sono 101, il 19 per cento del totale degli eletti: un numero non elevatissimo rispetto ad altri Paesi occidentali ma che in America non era mai stato così alto. Venti siedono al Senato, e tra di loro c'è anche Mazie Hirono, di religione buddhista, eletta proprio nelle Hawaii del Presidente. Alla Camera invece per la prima volta c'è una deputata indù: Tulsi Gabbard, la quale, insieme a un'altra donna, Tammy Duckworth, è anche una delle due prime veterane di guerra che, dopo aver combattuto in Afghanistan, sale gli scalini di Capitol Hill.

E, sempre alla Camera, entrano anche politici, entrambi democratici, che non temono di dichiarare apertamente i propri gusti sessuali: si tratta di Kyrsten Sinema, eletta in Arizona e apertamente bisessuale, e di Tammy Baldwin, dal Wisconsin.

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