Premier «berlusconiana» destituita dai giudici

Premier «berlusconiana» destituita dai giudici

Bangkok La premier thailandese Yingluck Shinawatra è stata destituita per decisione della Corte costituzionale di Bangkok, che l'ha giudicata colpevole di abuso di potere in relazione al trasferimento di un alto funzionario poco dopo essere stata eletta nel 2011. Una decisione attesa, ma che ingarbuglia ancora di più la crisi politica e rischia di provocare la rabbia delle «camicie rosse» sostenitrici di Yingluck, che già gridano al «colpo di Stato giudiziario».
Il governo di Yingluck - terzo premier dello stesso colore politico rimosso dai magistrati dal 2008 - potrà però rimanere in carica fino alla formazione di un nuovo esecutivo. La Corte costituzionale thailandese ha stabilito che dovranno lasciare l'incarico anche nove membri dell'attuale governo.
La premier «dimissionata» si è dichiarata innocente e ha respinto il verdetto della Corte. «Ho rispettato sempre il principio di onestà, noi non siamo corrotti e siamo usciti da elezioni democraiche», chiaro riferimento al colpo di Stato militare con cui nel 2006 fu deposto l'allora capo del governo nonchè suo fratello maggiore, il magnate delle telecomunicazioni Thaksin, che da allora vive in esilio all'estero: prima tra Londra e Dubai, attualmente in Montenegro.


Sullo sfondo ci sono nuove elezioni politiche nel prossimo luglio, ma anche il rischio che i sostenitori di Shinawatra reagiscano tornando nelle piazze imbracciando le armi come già avvenne in passato. Ieri però il leader degli attivisti, Jotuporn Prompan, ha detto che «non c'è alcuna ragione per farlo». «Sabato protesteremo pacificamente», ha assicurato.

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