Putin manda i bombardieri a spaventare Obama

È successo martedì scorso: mentre Barack Obama si preparava a rivolgersi agli americani con il suo annuale «discorso sullo stato dell'Unione», il suo collega russo Vladimir Putin decideva di divertirsi un po' mettendolo alla prova con un insolito giochetto che rimanda ai tempi della guerra fredda. Due bombardieri strategici russi, con a bordo missili di crociera con testata nucleare in grado di colpire bersagli fino a 1800 chilometri di distanza, sono stati spediti a fare un giro attorno all'isola di Guam, territorio statunitense nell'oceano Pacifico a 2700 chilometria est delle Filippine dove sorgono importanti basi aeree. Una mossa senza precedenti, anche perché di non facile attuazione: gli aerei diMosca sono partiti da una base nell'estremo oriente russo e per raggiungere Guam e tornare indietro hanno dovuto percorrere migliaia di chilometri sorvolando l'oceano.
L'inatteso arrivo dei Tu-95 russi ha provocato l'immediata reazione americana: un numero imprecisato di jet F-15 sono decollati dalla base di Andersen sull'isola e hanno intercettato gli indesiderati visitatori, che hanno invertito la rotta dirigendosi verso nord senza ulteriori conseguenze. Il portavoce della Pacific Air Force Kim Bender, nel confermare l'incidente, ha detto che nessun altro dettaglio sarà reso pubblico «per ragioni di sicurezza operativa».
Secondo John Bolton, ex ambasciatore Usa all'Onu e già sottosegretario con incarichi alla sicurezza itnernazionale, questo episodio è una conseguenza delle recenti affermazioni di Obama a proposito dell'opportunità di ulteriori riduzioni degli arsenali atomici russi e americani. «Obama ha un'ossessione ideologica con lo smantellamento del nostro deterrente nucleare, che si dimostra pericolosa», afferma Bolton.


Guam, per via della sua posizione strategica, ha un ruolo chiave nella nuova strategia del Pentagono incentrata sull'Asia: sia la Cina sia la Corea del Nord dispongono di missili in grado di colpirla. Anche Mosca, evidentemente, ha voluto mandare un proprio messaggio strategico a Obama, scegliendo un momento non casuale.

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