È la conferma praticamente scientifica: i soldi non fanno la felicità. Lo dimostrano gli abitanti del Qatar, uno dei Paesi più ricchi del mondo, dove il welfare è a cinque stelle lusso e il Pil pro capite viaggia oltre i 100mila dollari grazie alle 77 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto che il Paese produce ogni anno. Secondo i dati del Rapporto 2013 sulla ricchezza in Medio Oriente pubblicato dalla Qatar Financial Center Authority in collaborazione con Campden Wealth, ci sono più di 4mila milionari in Qatar, su una popolazione locale di circa 300mila qatarini, e 290 cittadini sono ultraricchi con un patrimonio di oltre 30 milioni di dollari.
Un mondo dorato però solo in apparenza perchè nonostante i soldi, la popolazione sembra essere molto infelice. Colpa di un cambiamento forse troppo repentino, una società tribale e chiusa che è stata sconvolta in pochissimi anni da milioni di dollari che le sono piovuti addosso. Si sono fatti investimenti compulsivi, cementificazioni ossessive, costruzioni isteriche e grattacieli da record nell'eterna competizione con l'Occidente. È questo forse il male oscuro che colpisce l'Emirato. Sotto questa glassa dorata e luccicante resta l'insoddisfazione di chi rincorre, di chi sente di dover recuperare per farsi accettare da quell'Occidente che così fortemente vorrebbe scimmiottare. E allora ecco la gara quasi isterica dei grattacieli più alti, sempre più alti, delle piste da sci in mezzo al deserto, degli hotel con più stelle degli altri, della megalomania dei regnanti.
I giovani qui si lamentano paradossalmente di avere troppe offerte di lavoro una volta finiti gli studi, e di come sia un dilemma scegliere tra offerte che comunque non arrivano ai posti più qualificati, per i quali ancora si preferiscono gli stranieri. Non c'è famiglia che non abbia baby sitter o collaboratrici domestiche provenienti dell'Asia, portando con sé culture e valori alieni a quella che un tempo era una piccola e chiusa società tribale. L'inurbamento e i profondi cambi d'abitudini e persino dell'ambiente lasciano i qatarini in cerca di un'identità che finora dev'essere ancora delineata. Non aiuta la grandeur dei regnanti, che fino all'anno scorso si erano illusi di potersi sedere al tavolo delle potenze mettendo sul piatto i loro soldi, ma poi hanno capito che non bastano e che le vere potenze internazionali sono altra cosa dalle monarchie del Golfo, che per risolvere i problemi sono abituate a pagare in contanti e se non basta a pagare ancora, ma che hanno scoperto che ci sono cose che il denaro non può pagare e resistenze che non si possono pagare semplicemente pagando qualcuno perché se ne occupi.
Le trasformazioni così repentine della società, hanno stravolto anche le coppie, tanto che oggi il 40 per cento dei matrimoni va in frantumi e finisce con un divorzio e i 2/3 degli abitanti sono obesi. Non aiuta la cappa repressiva mantenuta dal regime. C'è il lusso, i migliori marchi del mondo, italiani, francesi, i migliori ristoranti, e poi però si fatica a parlare apertamente e si rischia grosso solo ad esprimere critiche, ancora di più se si critica il modello di sviluppo scelto dalla monarchia, sostenibile solo fino a che il gas continuerà a fluire verso l'estero. Convivono queste due facce di un Paese ricco ma in cerca di una sua identità. Una Qatar che rincorre, da record, da esibire per far stupire e l'altro, ancora confuso e in cerca di identità. Quando le due facce faranno pace allora sarà anche un paese felice
Il reddito pro-capite all'anno del Qatar. Il Paese è tra i più ricchi del mondo. Ma sembra non bastare...
I matrimoni sono in crisi nell'emirato arabo. La percentuale delle coppie che divorziano è altissima
I giovani del Qatar si lamentano e si sentono insoddisfatti perché i posti migliori vanno ancora oggi agli stranieri
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Secondo recenti studi tra la popolazione dell'Emirato, due abitanti su tre sono obesi o hanno problemi con il peso
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