ParigiI francesi non l'hanno voluta come presidente nel 2007. Sconfitta da Sarkozy. Neppure i socialisti l'hanno mai scelta come segretario del partito, tantomeno François Hollande, entrato all'Eliseo, l'ha presa in considerazione per qualche incarico di governo. Fuori gioco. Eccola, Ségolène Royal oggi. Riconquistare la notorietà con una fotografia. Tre quarti d'ora di pose. Uno scatto e un soggetto scelto ad hoc per rappresentare se stessa. O almeno come si vede lei: una Marianna, una libertà che guida il popolo; perché il popolo, Oltralpe, non l'ha mai considerata tale.
Una donna, l'ex compagna dell'attuale «regnante», che chiede al presidente di osare, di governare meglio e con più coraggio. Ségolène lo fa in un'intervista al magazine del Parisien, fotografata da Ed Alcock. Costruendo tutto su misura e concordando il soggetto del set con fotografo e redazione. Bocciata un'imitazione di Simon Veil o una posa in stile Femen a seno nudo, Royal ha scelto un'immagine tra le più evocative per i francesi, quella dipinta da Eugène Delacroix nel 1830 per ricordare la ribellione al potere monarchico che detronizzò Carlo X. La Libertà che guida il popolo. Lei. In quello stesso ruolo. Portatrice della bandiera, simbolo di patria, guida e coraggio al tempo stesso.
Solo che l'intervista che doveva servire da pungolo all'esecutivo socialista ha finito per essere quasi ignorata dalla politica, assumendo toni da caricatura in rete. Un book di immagini e sberleffi: dalla Ségolène sul Titanic fra le braccia di Di Caprio, alla bandiera usata come arma per un match in un videogioco; fino all'immagine di una Royal protagonista di Guerre Stellari. Più che un'intervista, una cartolina fotografica densa di un pensiero ricorrente della recente ségosfera: caro ex compagno di vita e tuttora compagno di partito, anche se non sembrate amarmi più, tu e il Ps, vi scrivo lo stesso. Mi svesto per voi! Torno Marianna! Piedi nudi, lungo abito bianco e nessuna proposta concreta. Di Hollande, dice, «è stato coraggioso nel fare una guerra in Mali e la storia gli renderà giustizia. Ma non si può aspettare il 2017 per il non cumulo dei mandati». Uno dei propositi rimandati dall'Eliseo. Perciò, riformi il sistema: «Osi, signor presidente!». «Bisogna saper prendere decisioni difficili, anche a costo di non essere capiti da tutti». «La Francia ha bisogno di nuove risposte, se le vecchie non funzionano più». Mi ascolti signor presidente, aveva detto a Le Monde mesi fa.
Oggi c'è addirittura un simbolismo che va oltre le parole, come se Ségolène si sentisse la sola in grado di dare consigli a un uomo capitato all'Eliseo quasi per sbaglio, un caso della politica socialista che invece non ha mai premiato lei. Torna sull'anno in cui non fu eletta. Dice che nel 2007 perse perché era «troppo avanti» rispetto al suo tempo: «La Francia non era pronta a una donna presidente». Ma oggi? Oggi che il Ps governa epperò non la considera più di casa, «ho sempre avuto una forza interiore che mi ha aiutato a superare le mie prove ed è quella forza che mi consente di continuare a lottare, permettendomi di superare i contrasti, le difficoltà e gli attacchi». Se i francesi pensano che Sarko sia stato il presidente più coraggioso degli ultimi trent'anni, lei non ne conviene. Cita Nelson Mandela come modello di coraggio. Va contro il partito in città con cui non ha nulla a che fare. Semina zizzanie. Vedi Marsiglia, lontana parecchio dalla regione del Poitoi-Charentes che guida come l'ultima cosa che le resta per dirsi ancora un politico di potere, in cui ha sostenuto una donna per «solidarietà femminile».
Poi, visto il boomerang suscitato dal tentato ri-lancio mediatico di se stessa, su Twitter arriva perfino a smentire l'accordo col Parisien: l'immagine è stata frutto della creatività dell'equipe, non una mia scelta. L'ennesima sbagliata.Twitter @F_D_Remigis
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