Sarkò all’attacco: «Schengen va cambiato»

Sarkò all’attacco: «Schengen va cambiato»

ParigiNonostante le critiche, gli attacchi a questa presidenza della Repubblica, noi abbiamo un progetto che deve continuare. Nicolas Sarkozy ha esordito così ieri, nel più grande evento organizzato dalla sua nuova discesa in campo. A Villepinte, banlieue nord di Parigi, i numeri forniti alla vigilia dello show must go on del candidato della destra francese all’Eliseo, sono stati rispettati. Settantamila persone circa. Più della metà trascinate nel palazzetto in vari pullman organizzati dal partito. Eppure, nonostante gli entusiasmi, i militanti avevano fatto sapere che non ci sarebbero stati applausi gratuiti. Sarkozy la fiducia deve riguadagnarla anche nel suo stesso elettorato. Via dunque alla politica degli annunci. Senso pratico e prime idee per rendere operativo lo slogan: «La Francia forte», che ieri campeggiava alle sue spalle.
Accolto da decibel e luci adatte all’arrivo di una rockstar, Sarkozy ha lanciato il suo j’accuse: «Non si può lasciare la gestione dei flussi migratori soltanto nelle mani dei tecnocrati e dei tribunali. Le decisioni di ingresso sul nostro territorio devono essere l’espressione politica decisa con sovranità nazionale». Parole ritagliate su misura da Henry Guaino, autore dei suoi discorsi, che ieri ha parlato prima di Sarko lasciando tutta l’enfasi al candidato. Un testo costruito attorno alle paure dei cittadini francesi di marca Ump: immigrazione in primis. I problemi generati dai rom e dagli sbarchi a Lampedusa hanno lasciato il segno. Per questo, «serve un governo politico di Schengen come c’è adesso un governo politico della zona euro», ha spiegato Sarkò.
Se in sede europea non si affronta il problema di una profonda riforma, da realizzare «entro dodici mesi», per rafforzare i controlli alle frontiere, saremo pronti a sospendere l’applicazione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini e delle merci in Europa, è stato l’annuncio più forte. Applausi. Era da tempo che non si sentiva parlare così il presidente della Repubblica. Segno che la strategia dello step by step ieri è avanzata di un gradino: dopo quello della responsabilità collettiva, messa in campo nelle recenti apparizioni tv - meno produttive del previsto in termini percentuali - ieri sul palco del primo vero meeting elettorale è salito il Sarkò militante. Quello che dice di volere stessi orari nelle piscine per islamici e non, e stessi pasti nelle mense scolastiche. Una mossa necessaria visto l’andamento dei sondaggi che lo vedono dieci punti dietro François Hollande, il candidato socialista, in un presumibile secondo turno dall’esito ancora incerto: «Aiutatemi a capovolgere la situazione».
Ecco allora l’uomo di potere, che spiega come intende gestire i prossimi cinque anni di presidenza, se sarà confermato. In attesa che le urne il 22 aprile e il 6 maggio indichino il futuro inquilino dell’Eliseo, era logico aspettarsi anche qualche nota di colore. Che non è mancata. In prima fila, a Villepinte, c’era Carla Bruni - ritrovata première dame. Presenzialista come non mai questa settimana in tv e nei dietro le quinte negli appuntamenti del marito con i media. In più di un’occasione, nei giorni scorsi, Carlà si è soffermata su un concetto: spiegando ai cronisti che loro, la coppia presidenziale, sono «gente semplice». Facendosi perfino ritrarre su un sofà alle prese con la visione di una soap opera. Ieri, però, accanto a Carlà, sedevano in prima fila Gerard Depardieu e vicino Emanuelle Seigner, moglie del regista Roman Polanski. L’attore francese aveva già sostenuto Sarkò nel 2007. Viste le defezioni attribuite negli ultimi giorni a Sarkozy da una parte della stampa transalpina, la vista di Depardieu è stata provvidenziale per ribadire la sua popolarità anche fra gli artisti. Ma anche per dare nuova materia di studio all’entourage del candidato.
Nel quartier generale della campagna 2012, non tutti sono convinti che le uscite di Carlà possano giovare. La première dame cade spesso in contraddizione. Eppure Sarkò l’ha voluta ancora al suo fianco, nonostante tre giorni fa lei avesse confessato di temere per la salute del marito, una sua morte improvvisa causata da stress.
Ieri in prima fila c’erano anche i figli: Pierre (dj), Jean (politico molto poco amato dalla base) e Louis.

Un’ora di discorso che ha toccato anche la politica estera, ricordando la crisi georgiana, sbrogliata in qualche modo dall’intervento di Sarkozy. E il dossier siriano: ipotizzando un corridoio umanitario, ha detto che gli assassini dovranno pagare.

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