«Lo faccio esplodere. Lo sfondo. Tiro fuori l’artiglieria pesante». È nelle frasi rubate del dietro le quinte dell’iperattiva campagna elettorale di Nicolas Sarkozy - riportate con grande dovizia dalle «spie» del settimanale satirico Le Canard Enchainé - che il presidente-combattente dà il meglio di sé. Ironia della sorte, di artiglieria, quella vera, ha parlato ieri Alain Juppé, il ministro degli Esteri del «re» in lotta per tenere lo scettro dell’Eliseo. Una breve ma efficace divagazione dalle questioni nazionali che in queste ore sono al centro dello scontro politico in vista del ballottaggio del 6 maggio con François Hollande. Se la mediazione sulla Siria fallirà - ha detto il ministro - la Francia e i suoi partner si muoveranno per una «risoluzione in base al capitolo 7» della Carta Onu. Che tradotto significa: intervento militare, come in Libia.
Il presidente e il suo entourage vogliono dare l’impressione che il capo dello Stato sia ben piazzato sul trono e non intenda cederlo (ma Carla Bruni ha lievemente incrinato la strategia precisando che, se anche perdesse, il marito non chiuderebbe la sua carriera politica). Una strategia combattiva che ieri Sarkozy ha usato anche per mandare agli elettori (specie ai centristi) un segnale nei confronti dell’estrema destra di Marine Le Pen, i cui voti saranno indispensabili al secondo turno. «Non ci sarà nessun accordo» con il Front National - ha detto il presidente - e «nessun ministro» del partito di Le Pen entrerà in un eventuale futuro governo della nuova era Sarkò. Un messaggio di forza, ma una finta. Perché il presidente sa benissimo che la prima a non pensare lontanamente a un accordo con Sarkozy è proprio Marine Le Pen, ormai divenuta la principale nemica del presidente, la donna che punta a raccogliere i delusi dell’Ump e a ridisegnare una nuova destra per diventare leader di un «Rassemblement Bleu-Marine» di opposizione alla gauche. Eppure i suoi elettori (17,9% di francesi che hanno votato il Front al primo turno) sono ormai l’ossessione del presidente. Così eccolo di nuovo Sarkò insistere sulla dignità di quel voto: «Mi rifiuto di demonizzare gli elettori che hanno votato per la candidata del Fronte nazionale - dice (concetto ribadito la sera sul tg di TF1 -. Li devo ascoltare e capire senza tapparmi il naso».
Il naso, in queste ore, sono costretti piuttosto a tapparselo i seguaci del presidente Jacques Chirac. Perché è proprio a lui, con l’apertura agli elettori di estrema destra, che Sarkozy sta dando il secondo schiaffo. Dopo il primo tradimento - quello che Chirac non ha mai perdonato all’ex pupillo - cioè la decisione di sostenere nel ’95 l’altro candidato della destra Edouard Balladur - ora arriva il secondo tradimento, la rottura di uno dei principi su cui Chirac fondava la sua politica: l’idea che la destra repubblicana non dovesse mai aprire alla destra estrema e dovesse sempre tenere «un cordone sanitario» con cui distanziare i lepenisti. Sarkò sta facendo a pezzi questo principio aprendo le porte agli elettori del Front.
Eppure molte cose sembrano ormai irrimediabilmente cambiate. François Hollande si fa forte dei sondaggi che lo danno in netto vantaggio al secondo turno e ribadisce che, se eletto, non ratificherà il patto di bilancio Ue («fiscal compact»), che prevede il pareggio di bilancio entro il 2016 e annuncia che proporrà con una lettera ai partner dell’Unione europea un «patto per la crescita».
È di fronte a questi nuovi scenari in patria ma anche in Europa (la lotta all’euro è il cavallo di battaglia del partito) che il Front National pensa a come buttarsi a capofitto sulle politiche di giugno. Ecco che dal cappello, la famiglia Le Pen tira fuori la giovanissima Marion, nipote di Jean-Marie e della stessa Marine (figlia della sorella maggiore Yann e di Samuel Maréchal, figura di spicco del partito negli anni ’90). Già candidata, senza successo, alle regionali del 2010, Marion, 22 anni, studentessa di diritto, correrà per l’Assemblea nazionale nel dipartimento di Vaucluse (Provenza-Costa Azzurra), che include la città di Carpentras dove il Front fu accusato nel ’90 di aver partecipato alla profanazione di un cimitero ebraico.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.