Sfida a colpi di soldi

In campo "l’artiglieria pesante". Pronti 200 milioni per un blitz pubblicitario anti presidente. Il SuperPac di Karl Rove ha in cassa un tesoro per i repubblicani

Sfida a colpi di soldi
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Ora che la sfida è chiara, e non ci sono più dubbi su chi si gioche­rà la Casa Bianca il 6 novembre prossimo, la macchina della cam­pagna si mette in moto, sul serio. E cominciano i più duri di tutti, quelli di American Crossroads, il superPac repubblicano che fa ca­po a Karl Rove, lo storico stratega di Bush: hanno annunciato di ave­re 200 milioni di dollari pronti da spendere per il «primo vero blitz pubblicitario anti Obama» del­l’anno, insomma un attacco di pe­so, basta scherzi e basta con la spaccatura del Grand old party, questa volta i soldi ci sono, e tanti, e possono fare paura anche al pre­sidente.

Che nel frattempo ha già raccolto più di 150 milioni per la campagna della sua rielezione, ma l’obiettivo finale sarebbe di raggiungerne 750, vicino al miliar­do. Una cifra che pare immensa ma ora Romney (che ha raccolto fon­di per 75 milioni), col sostegno di American Crossroads e del suo su­perPac «Restore our Future» può sperare di non essere schiacciato, anche sul fronte finanziario. In­tanto si è già guadagnato Ed Gille­spie ( l’altro nume tutelare di Cros­sroads insieme a Rove) come con­sigliere, e la paura del potere eco­nomico della macchina elettora­le di Obama- spiegava l’altro gior­no il New York Times- pare essere già diminuita. Crossroads del re­sto non si fa spaventare: l’anno scorso ha raccolto cinquantuno milioni di dollari contro i sei del superPac pro-Obama «Priorities Usa Action». E quindi fa la voce grossa, annuncia una serie di spot feroci contro il presidente già a fi­ne mese, in vista dell’estate e del­le convention. D’altra parte il te­am Obama, a Chicago, non sta a guardare: Jim Messina ieri ha mandato on line un video intitola­to «Memories to last a lifetime» per ricordare tutte le gaffe e le af­fermazioni controverse di Rom­ney, a partire da «Let Detroit go bankrupt», per insistere sull’im­magine del manager miliardario distaccato dai problemi della gen­te comune e parte di quel sistema che - insiste l’amministrazione -ha creato il corto circuito finanzia­rio che ha po­rtato alla crisi e impo­verito milioni di americani.

Ma so­prattutto il team Obama si attrez­za­per rimettere in moto il mecca­nismo che ha funzionatobenissi­mo nel 2008, conquistando eletto­re su elettore, a colpi di donazioni anche di pochi dollari. La sfida si gioca su una decina di stati, comeha spiegato ilWall Street Journal , quelli che per entrambi i partiti sa­ranno la chiave delle elezioni di novembre. E dove ci si prepara a spendere di più, per conquistare voti. Primo fra tutti la Florida, dove Romney può puntare sul suo ca­vallo di battaglia: l’economia, inuno stato dove il tasso di disoccu­pazione è arrivato al 9,4 per cento. Stessa ricetta in Nevada, con una percentuale del 12,3 per cento. Ma qui, come in Iowa, il presiden­te si sente più sicuro grazie alla struttura messa in campo quattro anni fa; mentre in Pennsylvania Obama ha un vantaggio di circa un milione di elettori. Dove la di­soccupazione non è così forte, co­me in Virginia o New Hampshire, conterà di più la capacità di guada­gnarsi i singoli elettori.

Per Rom­ney in realtà gli stati chiave saran­no solo quattro: Virginia, Colora­do, Nevada e Ohio. Durante una cena a Palm Beach, in Florida, do­ve l’altro ieri ha ribadito l’impor­tanza di approvare la «Buffet ru­le », la tassa sui ricchi, Obama ha detto che nei prossimi mesi ci sa­rà «il clima di maggiore contrap­posizione che l’America abbia mai vissuto dal ’64, quando si sfi­darono Johnson e Goldwater ».

In­tanto il 10 maggio andrà a casa di George Clooney, per una super raccolta fondi a Hollywood: cento­cinquanta invitati vip, pronti a pa­gare 40mila dollari a testa per la ce­na col presidente. Sei milioni in una serata.

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