La Siria prende in giro gli Usa Ma Kerry: "Assad come Hitler"

Damasco parla di "storica ritirata americana". Ma Kerry insiste: "Assad come Hitler. Usato il gas nervino, abbiamo le prove"

La Siria prende in giro gli Usa Ma Kerry: "Assad come Hitler"

Gerusalemme - «Una storica ritirata americana», così il giornale governativo siriano Al Thawra ha descritto il discorso di sabato di Barack Obama. Il presidente, mentre il mondo pensava che un attacco contro il regime di Damasco fosse ormai questione di ore, ha detto che cercherà l'appoggio del Congresso prima di agire. Si tratta di un rinvio di quasi dieci giorni che il regime siriano ha subito sfruttato per andare al contrattacco retorico. Il vice ministro degli Esteri, Faisal Mekdad, ha parlato di «un senso di esitazione e disappunto» nel discorso di Obama, «un senso di confusione».

Il regime siriano approfitta della frenata americana, accompagnata dal voto contrario a un'operazione militare contro la Siria del Parlamento britannico, giovedì, per infierire contro Washington. E così, il vice premier Qadri Jamil racconta ai giornalisti come l'atteggiamento americano sia in queste ore «oggetto di sarcasmo» nel Paese. Per l'altra parte della Siria, quella dei ribelli, il sarcasmo lascia il posto alla frustrazione. C'è chi è deluso per il mancato intervento americano, come la Coalizione dell'opposizione siriana che, in un comunicato, ha chiesto al Congresso di approvare un attacco contro obiettivi del regime. I vertici militari ribelli, ha detto Mohammed Abou, uno dei comandanti dell'Esercito libero, sono invece convinti che il rinvio possa offrire tempo ai militari siriani per spostare armamenti e truppe.

Se per il regime la mossa americana è segnale di debolezza, non lo è certo per il segretario di Stato John Kerry che ieri è comparso sui canali americani Cnn e Nbc per spiegare le ragioni della Casa Bianca e ha anche detto che gli Stati Uniti avrebbero le prove - ottenute tramite campioni di sangue e capelli, indipendentemente dalle Nazioni unite - dell'uso di gas nervini a Damasco. Il presidente Obama può agire con o senza approvazione del Congresso, ha detto Kerry, che ha paragonato Assad a Hitler e Saddam Hussein. Per il segretario di Stato, la decisione di Obama sul lungo periodo porterà ripercussioni positive su altri fronti: il sì «del Congresso all'uso della forza contro Assad manderà un importante messaggio anche a Iran e alla Corea del Nord».

Non è d'accordo parte dell'opinione pubblica israeliana. Sui giornali di ieri mattina erano molti i commentatori a scrivere che la marcia indietro americana rappresenta per Israele la prova che, in caso di problemi con l'Iran, il Paese dovrà muoversi da solo. «È la lezione che Israele deve imparare: quando saremo in una crisi con l'Iran nessuno sarà pronto a muovere per noi un solo aereo», ha scritto su Yedioth Ahronoth Alex Fishman. Dal governo israeliano e dall'esercito - che resta in allerta - non sono arrivati commenti ufficiali. Il premier Netanyahu ha ricordato, come fa da giorni, che «Israele è pronto a ogni scenario». Dopo il forte discorso di venerdì di Kerry in cui ha definito «assassino» il presidente Assad, la regione attendeva un attacco immediato e in Europa i francesi si preparavano ad agire a fianco degli americani. Il rinvio di Washington cambia il passo alle decisioni di Parigi, dove mercoledì si terrà una sessione d'emergenza del Parlamento sulla Siria. Il ministro dell'Interno Valls ha però già fatto sapere che la Francia «non può agire da sola». E se in Medio oriente nessuno è disposto a far decollare gli aerei da guerra, la frenata americana sembra aver rafforzato il sostegno arabo.

All'apertura del summit della Lega araba ieri al Cairo, il principe saudita Saud Al Faisal ha spinto i ministri degli Esteri arabi a sostenere la richiesta dell'opposizione siriana al Congresso: approvare un attacco. Anche se all'interno della Lega prevale il no all'intervento.

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