In cinese la strage di piazza Tienanmen (dai 300 ai 1000 morti), di cui ieri ricorreva il 25° anniversario, è nota come liu si, ma soprattutto tra i giovani pochi hanno un'idea precisa degli avvenimenti. La martellante propaganda del partito prima, e il silenzio di cui è stato circondata la repressione poi, hanno fatto sì che, secondo la giornalista Helen Gao, «l'evento abbia assunto quasi un'aura irreale». Nessuno dei media cinesi ha accennato alla ricorrenza, e soltanto a Hong Kong, dove vige un regime di maggiore libertà, una folla di 180mila persone ha manifestato per ricordarla. In tutto il resto del Paese, in cui erano state peraltro prese severe precauzioni, con fermi di centinaia di dissidenti, non si è mossa foglia. I protagonisti della rivolta sono dispersi per il mondo, con il grande capo Wang Dan rifugiato negli Usa, altri a Taiwan e l'allora presidente dell'Unione studentesca Xiao Jianhua addirittura passato dall'altra parte della barricata e trasformato nel miliardario banchiere della nomenklatura.
La nuova generazione degli studenti è più consumista che militante, sembra convinta della futilità di una sfida al regime e, in genere, evita di fare politica. Una giornalista sino-americana che si è presa la briga di mostrare a cento studenti la celebre fotografia del giovane che cercava di fermare una colonna di carri armati ha riscontrato che solo 15 la conoscevano, e che ancora meno hanno sentito parlare di Jiang Jelian, la più famosa vittima della strage, o dei nuovi dissidenti Weiwei e Chen Guangcheng. La censura ha fatto anche sì che in Cina non sia trapelato nulla delle nuove, e in un certi senso strabilianti, rivelazioni sulla riluttanza di molti militari a intervenire contro gli studenti, sulla insubordinazione e sul successivo arresto del comandante della 38ª Armata Xu Qinxian, della petizione di altri sette generali a Deng Xiaoping perché rinunciasse alla repressione, sull'appoggio fornito agli studenti dalla popolazione di Pechino e sui moti paralleli, con altre centinaia di vittime, che hanno sconvolto diverse città di provincia, da Chengdu a Wuhan.
Con queste premesse, è concepibile che, in un futuro più o meno prossimo, ci sia un bis di Tienanmen, o comunque un'aperta ribellione contro il regime? Le circostanze, in questi 25 anni, sono talmente cambiate che è difficile fare qualsiasi raffronto. La maggioranza dei cinesi si è convinta che Deng aveva ragione quando sentenziò che la repressione del 2 giugno 1989 evitò la guerra civile e l'aumento di 20 volte del reddito pro-capite ha distratto le nuove generazioni dal problema dei diritti umani. In compenso, altri elementi congiurano per tenere in allarme le autorità. Lo spettacolare sviluppo economico ha prodotto una corruzione senza precedenti e una collusione tra la nomenklatura del partito e il mondo degli affari che le stesse autorità hanno più volte riconosciuto e che suscita crescente indignazione nella nuova classe media.
Xi Jinping, il nuovo leader che dovrebbe rimanere in carica fino al 2022, ne è talmente conscio che ha lanciato una campagna di moralizzazione che non ha risparmiato personaggi considerati fino a poco tempo fa intoccabili: per esempio Bo Xilai, l'ex leader del partito a Chongking, e Zhou Yongkang, ex membro del Politburo e capo dei servizi di sicurezza sospettato addirittura di avere pianificato un colpo di Stato. Per quanto sia considerato il più potente leader cinese dai tempi di Deng, con la sua battaglia contro la corruzione Xi si è fatto, e continua a farsi, nemici potenti che potrebbero congiurare contro di lui e minare la stabilità del Paese. Ma perché questo accada, bisognerebbe che l'economia subisse una brusca battuta d'arresto, creando vaste sacche di malcontento da strumentalizzare.
Le previsioni sono invece che, nonostante le difficoltà, Pil e reddito pro capite continueranno a crescere a un ritmo del 6-8 per cento l'anno. In queste circostanze, è improbabile che si risvegli quell'anelito alla libertà che ispirò gli studenti di Tienanmen e che oggi rimane confinato a una cerchia abbastanza ristretta di intellettuali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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