No, grazie. Lo Stato francese nega a Marine Le Pen 696.965 euro di rimborsi elettorali e in Francia si riaccende il dibattito sul finanziamento pubblico ai partiti. Degli oltre 9 milioni di euro spesi dalla presidente del Front National per la campagna presidenziale 2012, alcune voci sono state escluse dalla commissione nazionale dei rimborsi (Cmccfp) o riviste al ribasso. Dalle cene in suo sostegno, agli stipendi delle guardie del corpo, questa settimana è arrivata la notifica ufficiale.
A sollevare il caso delle spese pazze di Marine è stato però il settimanale Le Canard enchaîné, spiegando che la leader della «Francia dei dimenticati» - si presenta così oggi la figlia di Jean-Marie Le Pen, in testa ai sondaggi per le elezioni europee di maggio - ha tentato di far figurare alcune fatture che non avevano granché a fare con la corsa all'Eliseo. Marine è però in buona compagnia. L'elenco dei politici che hanno tentato di inserire voci dubbie sul rapporto preso in analisi dalla Cmccfp non risparmia nessuno.
In misura minore il niet dell'organismo di verifica riguarda anche il leader del Front de gauche Mélanchon, per un ammontare di 137.653 euro, e quello centrista Bayrou, a cui non spettano 249.955. Numeri ben lontani dalla vicenda che ha colpito Sarkozy, bocciato prima dalla stessa commissione nazionale; poi costretto a pagare dal Consiglio costituzionale, a cui si erano rivolti i socialisti e Hollande che accusavano Sarko di fare campagna a spese dei contribuenti.
Ma come stanno effettivamente le cose? E come funziona il sistema? In Francia, lo Stato rimborsa circa la metà delle spese degli aspiranti presidenti che ottengono più del 5% di voti al primo turno. Tutti hanno un tetto limite di spesa di 22,5 milioni di euro. Due i criteri per ottenerli: il numero di eletti in Parlamento e il risultato al primo turno di legislative. La legge favorisce i partiti maggiori, ma anche se nessuno grida allo scandalo, c'è chi vuole rivedere il testo già modificato negli Anni Novanta. Più in generale, se si considerano tutte le elezioni e non solo la corsa all'Eliseo, ottengono rimborsi almeno una quarantina di cartelli; poi tra movimenti e formazioni politiche minori, in Francia esistono circa 230 partiti e micro partiti, spesso a supporto dei più grandi e fonte di finanziamenti.
Che l'articolo apparso sul Canard enchaîné sia voluto nella tempistica, o frutto di una sfortunata coincidenza per il Front National non è dato saperlo. Certo non aiuta Marine Le Pen nella sua crescita d'opinione in un momento in cui sembra riuscire nell'operazione che punta a rosicchiare consensi dal bacino socialista e neogollista (e perfino tra i comunisti, ricordava il tg di France24 a Mélanchon sondaggi alla mano).
Per tamponare la sortita del Canard, confermata dagli atti della commissione nazionale, Marine è corsa in tv a spiegare ragioni e dinamica dei rimborsi: nel resoconto consegnato alla commissione, ha detto sostanzialmente, è bene inserire tutte le spese relative alla campagna, poi sta all'organismo di verifica stabilire quante di queste sono rimborsabili.
La presidente del Front National parla di «dissimulazione» attuata da qualcuno (Sarko) sulle spese nella corsa all'Eliseo. E, a onor del vero, tra le fatture relative alla sua campagna, solo quella da 131 mila euro relativa a una serata in suo sostegno nella città di Montretout è stata respinta in toto.
Quelle per la scuola di formazione del Front national a Nizza accettate al 50% e al 75% il rimborso per la sua sicurezza personale.
twitter @F_D_Remigis
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.