Lo ha definito lei stessa «un delitto d'onore», e chissà se la definizione - odiosa di per sé - si attaglia a quello che l'omicida aveva commesso. Nevin Ynin, 26 anni, è suo malgrado molto nota in Turchia: è finita in galera alcuni mesi fa per aver ucciso in modo truculento, sparandogli ai genitali per poi decapitarne il cadavere e gettare la testa nella piazza del suo paese, Isparta, l'uomo che da lungo tempo abusava di lei. Ora è tornata alla ribalta perché, rimasta incinta del suo aguzzino, minaccia il suicidio se non le sarà consentito di abortire, anche se la gravidanza è giunta al quinto mese e la legge turca non lo consente.
La storia di Nevin Ynin è tragica e penosa. Come racconta il sito in lingua inglese del quotidiano Hurriyet, un uomo era solito introdursi sistematicamente nella sua casa una volta alla settimana per violentarla. Il ricatto non era basato soltanto sulla brutalità fisica, facile da esercitare su una donna che vive sola con due bambini piccoli, ma su una minaccia che per la giovane era pesantissima: se l'avesse denunciato, le fotografie di lei nuda sarebbero state diffuse in tutto il vicinato. Un'infamia intollerabile in un piccolo centro della Turchia.
Così per mesi Nevin ha sopportato l'insopportabile. Dentro di lei però cresceva la rabbia e il desiderio di vendicarsi di quell'uomo ignobile. Alla fine è riuscita nel suo intento. Si è procurata una pistola e durante l'ennesima irruzione del suo stupratore lo ha ucciso. Lo ha fatto con estrema, simbolica brutalità, sparando più colpi contro i suoi genitali. E dopo averlo così massacrato, non si è fermata: ha infierito sul suo corpo ormai senza vita tagliandogli la testa e l'ha gettata nella piazza del paese, dove i passanti inorriditi l'hanno vista rotolare.
Nevin Ynin, ovviamente, è finita in carcere per omicidio, a nulla essendo valse di fronte alla legge turca le sue pretese di aver ucciso quell'uomo per difendere se stessa e il proprio onore. Ma la vicenda ha avuto purtroppo un seguito altrettanto penoso. La giovane donna è rimasta incinta cinque mesi fa del suo persecutore e ora pretende di abortire il figlio che porta in grembo. E minaccia che se questo non le sarà consentito si ucciderà.
Un dramma nel dramma, anche perché pare estremamente improbabile che le sue insistenze ottengano il risultato sperato: in Turchia, Paese musulmano relativamente laicizzato dalla rivoluzione del «padre della patria» Atatürk negli anni Venti del secolo scorso, l'aborto è legale ma solo fino alla decima settimana di gravidanza.
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