Laura Johnson non è proprio il tipo di rivoluzionaria che Londra si aspettava di vedere. Era agosto e la city bruciava. Presa d’assalto dai contestatori. La crisi, le tasse, il precariato. La rabbia e la disperazione dei giovani senza lavoro- avevano spiegato gli analisti; che le cause del malessere erano le stesse che portarono alle rivolte degli anni Ottanta. «Una caldaia destinata a scoppiare», avevano sentenziato. C’era paura ad agosto a Londra, gli inglesi temevano di ritornare indietro, negli anni bui, Parigi e le banlieu un paio di anni prima, avevano già fatto storia. «Queste persone si sentono sotto pressione per tutta una serie di ragioni che hanno a che vedere con la situazione economica, con i tagli all’educazione e alla spesa pubblica e i tagli a venire», spiegavano i politici di sinistra. Chi c’era dietro a quei passamontagna? Chi si nascondeva dietro a quei bastoni, a quelle molotov? Poveri e alienati? Non proprio. Tra gli arresti spicca Laura Johnson, 20 anni. Niente a che fare con l’«underclass», foto sulla prima pagina di ieri del Telegraph, capelli lunghi, un po’ imbronciata, con mamma e papà sotto braccio all’uscita del tribunale. Laura sa che si è cacciata in un brutto pasticcio, ma sa anche che con lei c’è una famiglia che la proteggerà senza badare a spese. Eppure ora trema, il governo ha promesso il pugno di ferro contro i teppisti che ad agosto bruciarono Londra. I migliori avvocati entreranno in gioco per aiutarla, per limitare i danni, anche se è molto probabile che la ribelle per gioco, andrà a finire in prigione.
Laura non era scesa in piazza e rubato in un negozio di elettronica per avere la sua «fetta di torta». Lei, la figlia di un potente e milionario dirigente d’azienda, era lì solo per un problema di monotonia. O di cattive compagnie al massimo. Lei che vive con la famiglia in una villa da un milione di sterline nel Kent, con terreni e campo da tennis era stanca delle solite cose. Studentessa all’università di Exeter, una delle preferite dell’alta società, diplomata a pieni voti alla Grammar school «St Olave’s», gestita dalle suore ha volato provare il gusto della sbandata.
Insomma Laura con i minatori esasperati dall’impassibilità della Thatcher, scesi in piazza a gridare la loro disperazione, non c’entra proprio nulla. Che fine ha fatto la ragazza «studiosa» e «timida» descritta dai compagni di scuola? Tutta colpa di una certa noia che l’ha sorpresa alla soglia dei 20 anni, la compagnia sbagliata. E ora gli avvocati sono al lavoro.
Riconosciuta colpevole di furto, alla guida della sua smart nera con un gruppetto di teppisti, arrestata al volante con l’auto carica di merce rubata in un grande magazzino di elettrodomestici(6mila euro di merce). Lei ha cercato di difendersi: «costretta a farlo, perché non potevo dire di no» a un gruppo di delinquenti che erano saliti in macchina contro la sua volontà. Una difesa che regge poco dato che «quei delinquenti» lei li conosceva bene, in particolare Emmanuel Okubote, un ventenne con il quale aveva un appuntamento per portargli un caricabatterie. Eccolo il vero motivo, fonte di ispirazione rivoluzionaria di Laura.
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