Centinaia di persone uccise, cadaveri allineati in fosse comuni, bambini e donne vittime di esecuzioni sommarie avvolti in sudari bianchi immersi nel sangue: sono centinaia, secondo fonti concordanti, i corpi trovati alla periferia di Damasco, nella località di Daraya. Sono centinaia e vengono «raccontati» in filmati contrapposti dei ribelli anti-governativi e dell'esercito siriano. Non ci sono fonti indipendenti a chiarire chi abbia compiuto le stragi e in quanti giorni: l'orrore è l'unica, accertata realtà. Gli uomini, ma anche le donne e i bambini, con fori di proiettile in testa oppure smembrati da colpi dell'artiglieria sono l'evidenza di una o più stragi, presumibilmente in atto nella cittadina a sud-ovest della capitale da martedì scorso, da quando cioè è iniziata una vasta offensiva dei militari determinati a «ripulire» (così dicono) questi quartieri dalla presenza dei miliziani ribelli.
Duecento, trecento, quattrocento morti: le cifre fornite dagli attivisti dell'opposizione aumentano continuamente e le immagini lasciano poco spazio ai dubbi. È una guerra fratricida che lascia sul terreno soprattutto civili inermi, che non sono riusciti a fuggire. Anche la giornalista della tv siriana che insieme ai soldati si muove in una zona della periferia di Damasco filma morti e feriti, cadaveri mutilati, bambini insanguinati che urlano il loro dolore. Sono stati i ribelli, dice. Mentre nell'altro video gli oppositori affermano: «Sono stati gli uomini di Assad».
Ieri è intervenuto anche il presidente Assad, con minacciose dichiarazioni ri: «Il popolo siriano non permetterà agli stranieri che complottano contro la Siria di vincere, promettendo di sventare a qualunque costo il complotto ordito dall'estero».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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