Età, rischi e salute. Cosa dice la legge

In Italia il lavoro minorile è regolato dalla Costituzione (articoli 34 e 37), ma soprattutto da una legge, la numero 977 del 1967 che stabiliva a 15 anni l'età minima in cui si può iniziare a lavorare

Età, rischi e salute. Cosa dice la legge

In Italia il lavoro minorile è regolato dalla Costituzione (articoli 34 e 37), ma soprattutto da una legge, la numero 977 del 1967 che stabiliva a 15 anni l'età minima in cui si può iniziare a lavorare. Una legge di quasi 60 anni fa, che ha subito qualche (non troppe) modifiche nel tempo. In particolare è intervenuto il decreto legislativo 345/1999 (in attuazione della direttiva comunitaria 94/33/CE), ritoccando l'età minima di ammissione al lavoro, ora legata alla conclusione dell'obbligo scolastico. Quindi, oggi, per poter iniziare a lavorare bisogna aver frequentato la scuola per almeno dieci anni. Di fatto, dunque, l'età minima è spostata a 16 anni. Esiste solo un'eccezione che permette ai ragazzi sotto i 16 anni di lavorare e riguarda chi svolge attività nel settore dello spettacolo, culturale, artistico, pubblicitario o sportivo. In questi casi servono però le autorizzazioni della Direzione Territoriale del Lavoro e l'assenso scritto dei genitori. Ovviamente purché si tratti di attività che non pregiudicano la sicurezza e lo sviluppo del minore. Perché se c'è un tema legato all'avvio precoce al lavoro, c'è un tema che riguarda anche la sicurezza dei minori che lavorano regolarmente. Da dicembre scorso - e questa è un'altra novità che risuona come un ulteriore segnale di allarme - i controlli di vigilanza sul lavoro minorile possono essere effettuati anche dalle 118 Asl. «Fino a dicembre, come stabiliva la legge 81 del 2008, era di competenza esclusiva dell'Ispettorato nazionale del lavoro», spiega Domenico Della Porta, docente di Medicina del lavoro e coordinatore dell'Osservatorio Unicef sul lavoro minorile in Italia che ha preso il via quest'estate.

«Con l'Osservatorio siamo partiti per monitorare il lavoro minorile legale, perché, e questo è giusto sottolinearlo, per i minori è possibile lavorare». Con certe regole e con adeguate valutazioni del rischio commisurate all'età. Ma non sempre è così. «Abbiamo a disposizione delle schede del 2010 del vecchio Ispes, oggi inglobato dall'Inail, dove si diceva che, anche se svolti in modo legale, i lavori per i minori possono dar luogo a danni». Perché i minori non sono piccoli uomini. Quindi «se un ragazzo viene messo a fare un lavoro che non è commisurato al suo fisico o alle sue capacità di comprensione è ovvio che può ammalarsi o altro. Il contatto, ad esempio, con una sostanza inquinante che per un adulto non è pericolosa, per un ragazzo può essere dannosa anche se in piccola quantità». Uno dei primi obiettivi dell'Osservatorio è quello di ripensare la modulistica di valutazione del rischio che risale agli anni '70-80 e mai rivista, fatta spesso di modelli prestampati non dimensionati ai minori.

«Saranno attivate le Officine Unicef con strumenti a disposizione di datori di lavoro, famiglie, scuole e associazioni di categoria. Ma redigeremo anche un rapporto sui rischi della sicurezza dei lavoratori minorenni in Italia che svolgono un lavoro regolare partendo dalle schede elaborate nel 2010».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica