Ci bloccano le mozzarelle di bufala, ma il nostro export di coniugi verso la Francia procede a gonfie vele. Dopo Carla Bruni, tocca a Giuseppe Rebaudi, illustre ginecologo milanese trapiantato in Riviera: entro il mese di maggio sposerà lamata Sylvie, avvenente vedova di Mentone, chiudendo un fidanzamento di prove e di ponderazioni durato cinquantanni. Una vita da frontalieri dellamore, toccate e fughe, partenze e ritorni, di qui e di là del confine, inseguendo il sogno e cullando un sentimento, ciascuno dalla propria abitazione e dalla propria situazione. Ora però vogliono stringere. Pare si siano accorti dessere fatti luno per laltra. Lui 101, lei 97: presto si giureranno un amore eterno. Anche se prima non è che sia durato molto meno.
Certe storie non stanno scritte solo sui libri rosa. Stanno scritte anche lungo gli incroci della vita. Loro due si erano conosciuti alla battaglia dei fiori di Ventimiglia, nei primi anni Cinquanta. Sylvie era una piacente signora poco più che quarantenne, però già segnata dalla vita: il suo amato marito se nera andato troppo presto, stroncato da una malattia spietata. Dopo il funerale, lei aveva solennemente giurato che non si sarebbe sposata più. Così pensava allora, prosciugata dal lutto, svuotata di qualsiasi speranza.
Ma è chiaro che il destino non osserva mai i nostri supremi giuramenti. Se ne guarda bene, segue disegni superiori. Per fortuna degli umani. Tempo dopo, durante le feste floreali di primavera, amici comuni presentarono a Sylvie un distinto ginecologo milanese, Giuseppe Rebaudi. Ancora adesso, in questi giorni, mentre prepara le nozze, Sylvie ricorda benissimo quel momento: «Non volevo più saperne di uomini. Avevo detto basta. Troppo dolore. Poi incontrai lui. Era gentile e buono. E il mio cuore riprese a battere...».
Ha 97 anni, ma ancora parla con toni ed entusiasmi da tempo delle mele. È molto, ma molto più viva e presente di tanta bella gente con mezzo secolo in meno. Ha pure un sottile gusto dellironia: «Questo signore è sempre stato uno scapolone. Un impunito. E io avanti e indietro da Montecarlo, per vederlo. Nei primi anni lui lavorava ancora a Milano, io avevo un negozio di famiglia nel Principato, così dovevo aspettarlo per i fine settimana e per le vacanze. Ma anche dopo i 75 anni, quando finalmente sè messo in pensione, non siamo riusciti a metterci insieme. Doveva stare dietro allanziana madre e alla sorella. Per fortuna si sono stabiliti a Bordighera: a quel punto, siamo diventati pendolari. In macchina, un quarto dora. I problemi si sono creati ultimamente, quando non mi hanno più rinnovato la patente...».
La sensazione che lei volesse e lui svicolasse è abbastanza fondata. Ma da parte sua il glorioso centenario smentisce sdegnato le basse insinuazioni: «Io e Sylvie siamo sempre rimasti uniti, comunque. Tutti e due siamo favorevoli al matrimonio, ma per mille motivi familiari non sè mai potuto».
Un bel volpone duomo. Ma una pasta duomo. Lo dicono tutti. E in ogni caso la sua epopea è agli sgoccioli. Perché sarà pur vero che il matrimonio resta una scelta da ponderare bene, capace di condizionare poi tutta la vita, ma cinquantanni di profondi ragionamenti appaiono un tempo sufficientemente equo, tale da escludere lipotesi di un passo avventato. Sylvie è decisa, lui non può più opporre scuse valide: ormai è rimasto solo, gli resta il suo grande amore devoto.
In questi giorni Giuseppe non si sente benissimo. Niente di grave, malanni di stagione. Ma deve restarsene in casa. Sylvie, ancora una volta, ha lasciato la propria abitazione di Montecarlo e si è precipitata al suo capezzale, per curarselo e coccolarselo un po. Dallaria che tira, stavolta non sarà facile rispedirla oltre frontiera. «Ormai i documenti sono quasi pronti. Cè stato qualche problema a Roma, perché io sono straniera. Ma sembra tutto risolto». Il Consolato francese conferma. Nulla osta. Quanto prima la data sarà fissata. «Entro maggio, sicuramente», conferma allegra leterna fidanzata. Quel giorno, prete e sindaco si presenteranno nellabitazione in piazza della Stazione, centro di Bordighera, per rendere solenne davanti a Dio e davanti agli uomini il loro giuramento. Nella pittoresca stagione delle coppie di fatto e di fatti, esistono ancora un uomo e una donna che al traguardo dei centanni intendono legarsi nella buona e nella cattiva sorte, fede al dito, finché morte non li separi. Spiega la dolce signora Sylvie: «Siamo tutti e due cattolici, non crediamo nella convivenza. Adesso che possiamo finalmente vivere insieme, vogliamo farlo da sposati. E poi lo sa che cè? Io lo amo ancora come il primo giorno...».
I concetti di tempo e di spazio sono molto umani, per questo decisamente molto stupidi.
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