«Etica e governo sono una cosa sola»

Psichiatra di professione, politico praticante da venticinque anni, da quando venne eletto in consiglio comunale a Bergamo per il Partito Liberale Italiano. Carlo Saffioti, 58 anni, nel 1994 dopo lo scioglimento del Pli si dimette da assessore e costituisce il gruppo di Forza Italia. Nel 2000 alle elezioni regionali è il primo degli eletti e nel 2005 riconfermato al Pirellone è nominato presidente della IV commissione Attività Produttive.
Bergamo e la Regione Lombardia. Obiettivi raggiunti e priorità?
«Investimenti per quasi due miliardi l’anno solo per la Bergamasca; sanità, la migliore per qualità e quantità di prestazioni; il più forte sostegno alle imprese e redditi famiglie e dei lavoratori. Individuo una priorità fondamentale: semplificazione burocratica in tutti i settori».
L’Expo è alle porte. Cosa intende fare per garantire alla città dei mille una fetta dell'Esposizione?
«Bergamo-Treviglio, la Pedemontana, la Brebemi sono infrastrutture funzionali anche per il sistema orobico. I bergamaschi dovranno puntare soprattutto su un obiettivo strategico quale il collegamento tra l’aeroporto di Orio al Serio e la stazione di Bergamo».
Il teatro Donizetti ha bisogno di un intervento strutturale, troppo oneroso per l'amministrazione. Si potrebbe pensare a un aiuto della Regione?
«Il Ministro Sandro Bondi ha incontrato il sindaco e l’assessore alla Cultura, manifestando l’impegno a porre le basi di un accordo di programma tra Ministero, Comune, fondazioni bancarie e privati per finanziare il progetto di restauro. Anche la Regione dovrà fare la sua parte».
Tre temi: famiglia, salute, lavoro.
«Sono centrali per la Regione. Per la famiglia abbiamo alleggerito il fardello fiscale attraverso buoni e voucher, dato sostegni a maternità e assistenza domiciliare ad anziani e disabili. Abbiamo garantito 13 milioni per la Dote Scuola a Bergamo. Per il lavoro, ricordo la legge sulla competitività e il sostegno credito, l’internazionalizzazione e l’innovazione, la difesa delle produzioni locali, l’aiuto ai comuni della montagna».
Il rapporto con la consorte alleata, la Lega, in Regione.
«Fino ad ora non ci sono state crisi o empasse con la Lega, anche se non sono mancate tensioni su alcuni temi. Vedo però un rischio: se il Pdl non confermerà in maniera forte la propria leadership sarà forte il rischio di un passaggio dalla competizione alla conflittualità».
Se fosse riconfermato il governo Formigoni è ipotizzabile un bergamasco assessore? Lei lo scorso mandato era tra i papabili.
«La volta scorsa l’anomalia è stata data da un assessore scelto tra gli esterni pur in presenza di qualificati e credibili eletti. Sono prevalse logiche che nulla avevano a che vedere con il voto dei cittadini. Perché non ho fatto l’assessore? Perché forse sono ritenuto da qualcuno “incapace” o perché sono sempre stato fedele alla mia libertà di pensiero.
Diciamo che la campagna elettorale non è iniziata nei migliori dei modi. Come si sta concludendo?
Siamo scivolati sulla buccia di banana che ci è stata buttata e ci siamo trovati a doverci difendere per timbri e firme invece di rappresentare con orgoglio le cose fatte e le nostre proposte, contro il vuoto e l’anacronismo della sinistra. Mi sembra che stiamo recuperando e la manifestazione di Roma ha ribadito che “Il Pdl è il partito che ha idee, proposte e leader”. Spero che Gianfranco Fini e i suoi capiscano che ci sono momenti in cui non è accettabile prendere posizioni che servono solo e soltanto a logorare la leadership del Pdl.
Dopo tanti anni in politica cosa pensa di poter ancora dare in Regione?
Entusiasmo, passione e la voglia di fare di sempre.

La politica non può essere separata dall’etica, altrimenti, come diceva Mazzini, “diventa brigantaggio”. Etica in politica per me significa: ascolto e confronto con la realtà, realizzare fatti, rigorosa onestà personale.

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