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Etiopia, i milioni del Live Aid finirono in armi

Tradita la buona fede di chi contribuì economicamente al concerto rock del 1985. Secondo la denuncia della Bbc, le popolazioni avrebbero ricevuto solo il 5% dei fondi raccolti. Furioso l’organizzatore Bob Geldof: fuori le prove o querelo

Etiopia, i milioni del Live Aid finirono in armi

Una montagna di soldi in beneficenza per salvare l'Etiopia dalla fame, a metà anni Ottanta, è finita nelle mani dei guerriglieri di allora, oggi al potere, per comprarsi le armi. Lo denuncia la radio della Bbc grazie alle testimonianze di due ex capi ribelli. Dall'inchiesta della storica testata inglese saltano fuori i sotterfugi per accaparrarsi i contanti dalle organizzazioni umanitarie occidentali facendo finta che servissero ad aiutare gli affamati.

Tutto ha inizio nel 1984 con le drammatiche immagini che giungono dall'Etiopia piagata dalla fame. I guerriglieri eritrei e del Tigrai combattono una guerra spietata contro Menghistu Hailè Mariam, il dittatore sostenuto dall'Unione Sovietica. Lo stesso Menghistu si fregava gli aiuti e li dirottava dalle aree controllate dai ribelli affamando parte del suo popolo. La rock star Bob Geldof rimase talmente impressionato che organizzò prima un disco per Natale con Band Aid e poi Live Aid, un mega concerto nell'estate del 1985. L'obiettivo è raccogliere fondi contro la fame in cinque Paesi africani, a cominciare dall'Etiopia.

Grazie al rock arrivarono in beneficenza 250 milioni di dollari. Un successo enorme, che le grandi organizzazioni umanitarie non governative, a cominciare da Christian Aid, utilizzarono nel Corno d'Africa. A causa del conflitto in Etiopia le Ong distribuirono cibo attraverso il Sudan, ma portarono anche grandi somme in contanti nella zona del Tigrai, roccaforte della ribellione piagata dalla fame.
I soldi servivano a comprare grano o beni di prima necessità per le popolazioni affamate. Peccato che all'insaputa dei volontari i mercanti che "trattavano" erano spesso dei guerriglieri del Fronte di liberazione popolare del Tigrai. «Mi avevano dato dei vestiti per apparire come un commerciante musulmano, ma era solo un tranello per le Ong», ha raccontato alla Bbc Gebremedhin Araya, a quel tempo comandante dei ribelli. Una fotografia in bianco e nero dell'epoca lo ritrae, sotto mentite spoglie, mentre conta mazzette di banconote portate da un emissario delle Ong. Non solo: in alcuni casi il comandante guerrigliero avrebbe "venduto" sacchi di grano in realtà pieni di sabbia. Il gruzzolo incassato grazie alla fame serviva a comprare armi.

Aregawi Berhe, un altro ex comandante guerrigliero che oggi vive in esilio in Olanda, conferma la storia e si spinge più in là. Alla Bbc spiega che «i volontari occidentali erano imprudenti» e non si rendevano conto che i ribelli avevano messo in piedi «una commedia» per fregarli. «Con i soldi degli aiuti abbiamo comprato le armi - sostiene Berhe -. Il 95% dei 100 milioni di dollari per gli aiuti, passati per il territorio ribelle, sono stati utilizzati diversamente».
Gran parte del denaro, che finiva nelle casse dei guerriglieri, veniva versato da gruppi "umanitari" affiliati come la Relief society del Tigrai. Secondo i rendiconti del grande show rockettaro del 1984-85, 11 milioni di dollari sono stati ufficialmente versati a organizzazioni vicine ai ribelli.

Talvolta i soldi in contanti della beneficenza occidentale arrivavano, alla fine del percorso truffaldino, nelle mani di Meles Zenawi, il capo dei guerriglieri che diventerà primo ministro nel 1991, dopo aver cacciato Menghistu. Oggi è ancora al potere e il suo Paese continua a ricevere ingenti aiuti umanitari dall'Occidente.

Il governo etiope accusa la Bbc di dar credito a storie assurde, mentre Bob Geldof si scatena: dalla testata inglese vuole le prove, altrimenti è pronto a querelare. L'emittente conferma tutto e nonostante le indignate proteste anche dalle Ong coinvolte trapela qualche spiraglio di verità. Nick Guttmann, direttore per le operazioni di emergenza di Christian Aid, ha ammesso che nell'Etiopia degli anni Ottanta «sia i ribelli che il governo usavano i civili innocenti per raggiungere i loro obiettivi politici».

Gli americani appoggiavano i guerriglieri del Tigrai in funzione antisovietica. Un rapporto della Cia dell'epoca denunciava che «una parte dei fondi che le organizzazioni degli insorti raccolgono per l'assistenza alla popolazione, grazie alla mobilitazione mondiale, sono quasi certamente dirottati per scopi militari».
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