Eto’o, gol e assist l’Europa è ancora ai piedi del Leone

Inno a Samuel Eto’o.
Scusate, ma che colpa ne ha Samuel Eto’o?
Gli arriva e la mette, ottavo gol in Champions, fa pure un tunnel a quel pennellone di Kraft, 1-0 e sono passati soltanto tre minuti. E lui non si mette a fare le capriole o a togliersi la maglia, no, sa che tutto è rimasto come prima, ne deve fare un altro. O almeno che ci pensi qualcuno.
Poi a sua insaputa girano nuovamente la scena del tre febbraio. Tutti hanno giustamente pensato che fosse un omaggio a Julio Cesar, insomma una specie di buona azione per consentirgli di riabilitarsi davanti a tutta Europa. E invece Robben sulla fascia da lontano, sinistro a giro, Julio Cesar e Gomez come a San Siro. Nessuno poteva immaginare che avessero riparato la macchina del tempo.
Scusate, ma che colpa ne ha Samuel Eto’o?
Se succedono queste cose, lui cosa dovrebbe fare? Andare sulla fascia a fare l’ambulante della corsia, prendere in consegna quell’altro pennellone di Van Buyten e non farlo avanzare, evitare di darla a Pandev? No, Samuel Eto’o resta fermo sulle sue posizioni, gira nei dintorni, fiuta la preda, ne ha quattro attorno, non gli basta saltare il primo e il secondo, quello è un recinto. Del resto è anche vero che pure Robben è provvisto di gabbia, e nonostante questo l’ha sganciata. I mostri sono loro due ma Eto’o ha una un motivo in più per starci male. Intanto sorride, se pensa ai suoi connazionali e alle condizioni estreme in cui devono sopravvivere, ricorda di essere un miracolato. Fa: «Chi non è mai stato in Africa non può capire». Stava parlando di Tunisia, Egitto e Libia: «È difficile capire a quale livello sia arrivata la disperazione degli africani». Domani sera la sua fondazione organizza una serata a scopo benefico per i bambini del Camerun. Facile se sei pieno zeppo di euro da poterti permettere un appartamento da mille metri quadri in centro. É vero, è più semplice se hai tanti euro, ma cosa vuol dire, lui sa di essere un miracolato, gli euro ce li ha e quando ne parla lascia anche a bocca aperta: «Le cooperative? Le organizzazioni umanitarie? Tante, brave, ma noi africani non abbiamo mai capito cosa succede a tutti quei soldi che vengono raccolti. In Africa non arrivano». Detto così non sa neppure di rapina. E poi dice anche dell’altro: «La gente che scappa e arriva qui in Italia? Non dovete aver paura di loro solo perché potrebbero portarvi via il lavoro». Non è un’accusa, suona magari come una sgridata bonaria. Comunque domani sera ci sarà anche Josè Mourinho alla festa, e dire che Samuel Eto’o ha confessato che lui quando è andato via Rafa Benitez non si è messo a fare i salti di gioia. Senza aggiungere altro.
E intanto invidiava un po’ Robben che ogni volta filava via.
Almeno fino a quando è rimasto in campo, perché, onestamente, avere come diretto concorrente quel Gomez era proprio scandaloso. Fuori l’olandese tutto il peso della scena è calato sulle sue spalle, sotto torchio di una difesa che si rendeva conto di poter saltare a occhi chiusi ma quella magica palla non arrivava mai.
Intanto sorride, Sneijder la mette e mancano ancora tanti minuti, e tutti gli interisti pensano a lui, anche se l’hanno visto al Parco dei Principi e ha detto che gli piace il Paris Saint Germain. Capirai. Non è neppure una notizia, anche se qualcuno l’ha subito montata.
Manca un amen, l’Inter è fuori e rischia seriamente di staccare un etto di coccarde dalla maglia.

Ma scusate, che colpa ne ha Samuel Eto’o, l’uomo che da due anni solleva la Champions. Lui aveva un motivo più di Robben. Sapete com’è, uno si abitua. E allora Samuel ha fatto la cosa più impossibile, più inimmaginabile, più assurda, ha deciso di mandare in gol Goran Pandev. E c’è riuscito.

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