Black and white, tutto quanto fa Chiambretti e il suo salotto. Solita atmosfera da night, bellezze da perder occhi, seduto sul white della poltrona c’è il numero uno dei black calcistici in Italia. Samuel Eto’o, black nella giacca, white nella camicia, (lasciamo stare le scarpe), sembra il fruscio del vento in una foresta: sibila leggero, riscalda con un sorriso, si emoziona e l’emozione te la lascia toccare. Guizza da un argomento all’altro, ti racconta qualcosa, ma ti nasconde molto. Parla dell’oggi, di quell’Inter double face con Benitez e Leonardo, e quasi gli sfugge. «Altri hanno fatto la festa a Benitez». Ma, poco dopo, torna sulla traduzione non corretta. Ho detto: «Non ho potuto fare la festa che pensate voi a Benitez, perché lo conosco da quando avevo 17 anni, al Real avevo un buon rapporto. Piuttosto è difficile far bene quando l’anno prima si vince tutto. Sono cose che succedono, non bisogna cercare un capro espiatorio, un colpevole. È facile dare sempre tutte le colpe all’allenatore». Stasera vedrete.
Eto’o se n’è stato due ore davanti alle telecamere, lui gattone, con la gattona e il gattino. Il gattino che fa rima con Pierino. La gattona, Ainett Stephens, una sventolona di colore che ha trovato l’amore a Bergamo, versante calcistico Albinoleffe, e balla inondando di seduzione e allargando a dismisura gli occhi di Eto’o. Lei dice: «La cosa più bella che mi ha dato Dio è di essere di questo colore». Lui ti fa intendere altro. Ma poi ti ricorda che deve parlare di calcio. E l’Africa per tutti. «Vivo in Europa, ma dormo in Africa», è il suo ultimo refrain. «Perché penso come aiutare quei bambini che vogliono farcela come ce l’ho fatta io», racconta Samuel con quel fare gentile che non sai mai se sia reale o un poco artefatto. Ma dietro il brillio di un campione, c’è un uomo dell’Africa. Re leone o gazzella in campo. Quello che dice: «Corro come un nero, ma vivo come un bianco» e dà vita alla fondazione che difende i diritti dei bambini detenuti in Africa. Ci sta provando con George Weah, il re leone della Liberia, indimenticato nel Milan. Chiambretti ha organizzato una telefonata fra i due. «Monsieur le president...», dice Eto’o inducendo al rispetto che porta per il grande George e l’altro nell’italiano un po’ forzato fa spiccare preciso il suo chapeau. «Da 10 anni dico che il più grande è lui».
Chiambretti ha riaperto il suo show con il numero uno che fa sognare a suon di gol. Valentino Rossi al telefono, interista confesso dal 1998. «Cioè da quando arrivò Ronaldo. Ma oggi non cambierei Samuel con nessuno». Eppoi Paolo Bonolis, altro interista doc chiamato a fare la riverenza. «Samuel non ha salvato ma esaltato la patria nerazzurra». Eto’o ascolta, applaude, partecipa ma sempre con quel fare in punta di piedi. Eppoi racconta: lieve e badando ad evitare trabocchetti. Dice che Mourinho è il migliore del mondo. «Ma non serve parlare di un suo ritorno all’Inter. Dobbiamo pensare a quello che stiamo vivendo. Pensiamo al presente, ci porterà lontano». Ricorda i diverbi con Guardiola. «Ma sono andato via dal Barcellona sapendo di aver la coscienza a posto». Ricorda Capello, l’allenatore che lo fece lavorare sodo al Real. «Mi faceva allenare di pomeriggio e diceva: questo va bene, questo no. Dopo qualche anno mi ha detto: l’ho fatto perché sapevo dove potevi arrivare». Leonardo? «Ottimo allenatore, ottima persona e quando un allenatore è una buona persona è positivo, farà strada».
Arriva anche a Benitez e gli getta un salvagente. «Non sono d’accordo con chi lo ha criticato tanto. Fino alla partita con la Juve abbiamo giocato bene. IL resto sono cose che rimarranno nel chiuso dello spogliatoio. Io non lo racconto, lui non è qui. Invece diciamo che Benitez farà parte della storia dell’Inter e voglio ringraziarlo perché ci ha aiutato a vincere due coppe». Lasciato nel bagaglio dei ricordi quel balletto ad Abu Dhabi che riportava all’allenatore nel pallone di Lino Banfi? Macché! Eto’o propone: «Non c’era nulla di canzonatorio. Anzi, a chi indovina regalo un biglietto per il derby». Bella sfida. Bonolis dice di sapere, ma non dice. Idris, tifoso juventino e fratello di razza, ci prova: «Simulavi caschi di banane?». Figuriamoci. Fra gli ospiti c’era anche Enock Barwuah, fratello di Balotelli. Pure lui calciatore, ma per ora da scena muta. Anzi, Eto’o regala un consiglio al fratello. «Ha detto che Mourinho è un gran maleducato? Io avrei evitato. Nella vita non si sa mai».
Samuel evita le scorciatoie delle cattiverie. Chiambretti racconta che la sua casa in centro è molto più grande della sede del Milan in via Turati(1250 metri quadrati contro820), il bello dei danari?Forse. «Ma quello non sono tutto. Servono per avere tranquillità e risolvere i problemi. La felicità è altro. Per esempio, divertirsi in una partita di calcio, fare dribbling e gol». Lo dimostra con le sue danze fra le gambe degli avversari, leggero quasi etereo, come se la filasse su un tappeto volante. Quello è il vero re leone.
L’altro si scoccia appena per una critica al suo gusto nel vestire e fa da spalla a Chiambretti per l’ultima battuta. «Ma voi in Africa conoscete bene questo bunga bunga?». E lui, come calciasse una palletta. «L’ho conosciuto solo qui in Italia». Risatina e occhi scintillanti: golletto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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