Eurolat, Cragnotti all’attacco

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Guerra di cifre, premi e di merendine nell’inchiesta sulla compravendita di Eurolat, la società che passò di mano nel 1999 dalla Cirio di Sergio Cragnotti alla Parmalat di Calisto Tanzi. Per la procura di Parma, Eurolat venne super-valutata e Tanzi costretto da Banca di Roma ad acquistarla con Cragnotti d’accordo. L’ex patron della Lazio, anche lui indagato per concorso nella bancarotta di Collecchio, ha deciso di contestare l’accusa. E così mercoledì presenterà ai magistrati emiliani una consulenza di parte, realizzata dalla commercialista modenese Diana Rizzo, che cercherà di smontare le tesi accusatorie. Come? Andando a rifare i conti. La Procura di Parma sostiene che Tanzi versò 829 miliardi di vecchie lire, mentre Cragnotti sostiene di averne «incassate» solo 630, cioè 330 cash da Collecchio e 300 di debiti girati a Tanzi. Insomma ballano circa 200 miliardi. E qui la Rizzo tira fuori dal cilindro difensivo delle curiose particolarità. Un esempio fra tutti: la procura di Parma non avrebbe valutato gli ultimi aggiustamenti di prezzo intervenuti nella trattativa tra Cragnotti e Tanzi che fecero diminuire il prezzo finale.

A iniziare dagli aggiustamenti sui cosiddetti premi per gratificare i fedelissimi clienti di latte e merendine targati Eurolat. La cifra? Mica briciole, visto che la Rizzo indica 20 miliardi di vecchie lire. Dati che però sembrano non sorprendere gli investigatori: «Già li conosciamo».

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