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Europa, accordo a rischio: la Merkel affossa le Borse

Europa, accordo a rischio: la Merkel affossa le Borse

Le titubanze tedesche dinanzi alla crisi del debito sovrano hanno indispettito Standard&Poor’s che, in attesa degli sviluppi del vertice dei capi di Stato Ue, ha messo sotto osservazione con implicazioni negative il rating «AAA» dell’Unione Europea. Prese di mira anche le valutazioni delle grandi banche tra le quali Deutsche Bank, Bnp Paribas e le italiane Unicredit e Intesa.
Ieri, infatti, è tornata la paura sui mercati finanziari. Milano, la peggiore tra le Borse europee, ha chiuso in ribasso dell’1,24%. Quanto a Londra, Parigi e Francoforte, hanno fatto segnare ribassi inferiori al punto percentuale. In altalena anche i rendimenti dei Btp decennali che nel corso della seduta sono tornati sopra il 6% e il loro differenziale (lo spread) rispetto ai bund della Germania è a sua volta tornato ad aumentare, fino a sfiorare i 400 punti base per chiudere a 389 con un rendimento per i titoli a 10 anni del 5,99%. Eppure ieri mattina sui mercati, in attesa del vertice europeo di oggi e domani, splendeva il sole. Le Borse europee erano partite in deciso rialzo sulla scorta delle indiscrezioni riportate ieri dal quotidiano economico inglese Financial Times circa un possibile affiancamento all’Efsf, il fondo salva stati, dell’Esm. Seconto Ft sarebbero in corso trattative per anticipare a metà del 2012 l'effettiva entrata in funzione dello European Stability Mechanism (Esm) con una dotazione già consistente se non vicina al massimo previsto di 500 miliardi di euro.
Ma poi è arrivata la doccia fredda: la dichiarazione di un portavoce del governo tedesco, contrario alla convivenza dei due fondi di salvataggio. E i mercati hanno virato in negativo. «Ci sono ancora diversi soggetti che non hanno riconosciuto la serietà della situazione. Le deliberazioni a Bruxelles stanno andando al di sotto delle aspettative e noi non faremo certo compromessi che invitino all’ozio» - ha detto il portavoce rimarcando la severa posizione del capo del governo Angela Merkel che non ha nessuna intenzione di aprire i cordoni della borsa della Germania, Stato «formica», per salvare i governi «cicala» dell’area mediterranea. Di parere contrario il presidente francese Nicolas Sarkozy che ha lanciato pressanti moniti. «Il rischio di una esplosione dell’Unione europea continuerà ad incombere - ha affermato- fino a quando non verrà accettato un accordo». E per oggi, prima ancora che si apra il vertice tra leader europei, l’attenzione dei mercati si orienterà verso un altro direttorio, quello della Banca centrale europea che resta in primissima linea nelle manovre più concrete volte a contrastare le tensioni dei mercati. Dal consiglio sono attese decisioni sui tassi di interesse e sulle liquidità a favore delle banche commerciali.
Con il deteriorarsi del quadro economico, e dei timori di ricaduta in recessione dell’area euro, nelle ultime settimane sono salite le attese di un nuovo taglio del costo del danaro. La maggior parte delle previsioni è per un’altra riduzione di 0,25%, che farebbe scendere il tasso di interesse dell’area euro all’1%, ma tra gli analisti c’è chi ipotizza di più. Ad ogni modo a un mese dall’insediamento di Mario Draghi il quadro economico del vecchio continente non appare migliorato. Un dato che dovrebbe oggi trovare riscontri nell’aggiornamento trimestrale delle previsioni dei tecnici della Bce su crescita economica e inflazione. Insomma la situazione è difficile e negli Usa lo hanno capito. Così hanno mandato in Europa il segretario al Tesoro Timothy Geithner, inviato da Obama per spronare i partner europei ad agire per evitare che la crisi del debito peggiori.
Intanto secondo i primi calcoli dell’Istat, la manovra approvata, generando un calo dello spread, ha avuto un effetto immediato sui conti pubblici in termini di minori spese per interessi che varrebbe 19 miliardi di euro l’anno, circa l’80% dei risparmi previsti con il decreto.

E per il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli la manovra è assolutamente necessaria altrimenti la situazione sarebbe ben peggiore. «Se non si ristabilisce la fiducia, l’Italia rischia di finire in una spirale economica negativa», ha detto.

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