
da Valencia
Nella Valencia zoppicante che si riprende dal blackout, la grande famiglia dei popolari europei elegge il suo leader, ed è una riconferma. La rielezione di Manfred Weber come presidente del Ppe con l'89% dei voti, nel congresso del partito maggioritario nell'Europarlamento, è nel segno della discontinuità. Discontinuità per una Europa diversa, rispetto al green deal. Discontinuità per una Ue in cui il riarmo sia sicurezza per tutti. Discontinuità nel segno della stabilità, per un'Europa protagonista nel mondo, nel quadro di alleanza atlantica.
Weber, 53 anni, bavarese, cattolico, è alla quinta elezione al vertice del Ppe, è capo dei cristiano democratici europei e il suo partito, il Csu, prepara con la Cdu il nuovo governo Merz che riporta in primo piano la Germania dopo il poco brillante periodo Scholz. Sale anche lui sul palco della Fiera di Valencia, il candidato cancelliere, riscuotendo il fragoroso applauso di Ursula von der Leyen, Roberta Metsola e di tutti gli altri. E in serata il Ppe sceglie ancora una volta il leader tedesco per rappresentarlo.
Presidente Weber, la sua rielezione serve a creare una nuova Europa?
«Il mio nuovo mandato è per costruire un'Europa più forte, più competitiva, più unita. A Valencia il Ppe dimostra che noi non vinciamo solo le elezioni, siamo pronti ad essere leader. In un momento in cui la geopolitica è molto incerta, l'Europa ha bisogno di una guida chiara. I popolari sono pronti ad assumersi le loro responsabilità per dare stabilità e soluzioni che uniscano i popoli. Vogliamo una Ue che protegga il nostro stile di vita, rafforzi l'economia, fermi l'immigrazione illegale e difenda i nostri valori».
Quali sono le priorità del suo programma?
«La crescita, la competitività, la sicurezza e uno stop all'immigrazione illegale. Per prima cosa dobbiamo portare la nostra economia nel futuro, tagliare la burocrazia, supportare le industrie e sostenere le innovazioni. Secondo: investire di più nella difesa comune, il piano di 800 miliardi di euro è il primo passo, ma l'obiettivo è costruire uno scudo di sicurezza che unisca l'Europa e assicuri la pace. Terzo: una posizione più forte contro l'immigrazione illegale e significa proteggere i nostri confini e lavorare con i Paesi terzi per controllare i flussi migratori con più fermezza. Aggiungerei un quarto punto: abbiamo bisogno di più democrazia, quindi rafforzare il ruolo del parlamento europeo e superare le divisioni per agire in modo più veloce ed incisivo. Il Ppe è pronto».
Accanto a lei si prepara alla conferma da vicepresidente Antonio Tajani, leader di Forza Italia.
«Conto sul mio caro amico per supportare me e la mia squadra come vicepresidente. La sua leadership e quella di Fi sono cruciali per l'Italia e per l'Europa. Con la sua esperienza nell'Ue Antonio è una voce rispettata, che costantemente ha difeso gli interessi dell'Italia. L'Italia ha bisogno di lui per avere una voce più forte in Europa».
In quest'Europa l'Italia è protagonista?
«L'Italia gioca un ruolo centrale, si è visto per il patto per l'immigrazione e l'asilo, perché in tempi di incertezza globale è importante usare tutti i contatti dell'Europa e lavorare gomito a gomito. Ringrazio Giorgia Meloni e Tajani per la collaborazione con Ursula von der Leyen e con me».
E per la guerra dei dazi quanto può fare
l'Italia?«Per la questione dei dazi, delle tariffe e della sicurezza, la nostra unità è ancora più forte, siamo sulla stessa linea di fermezza. Fi e Tajani sono essenziali per una forte Italia pro-Europa, che conti».
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