Europa contro Moody’s La manovra italiana supera l’esame dell’Ue

Le misure supplementari anti-deficit adottate da 11 Paesi di Eurolandia, tra cui l’Italia, superano l’esame della Commissione Ue. Alla necessità di restituire consistenza e credibilità al processo di risanamento dei conti pubblici sono dunque corrisposte azioni incisive. Anche da parte della Grecia. È per questo che Bruxelles ha accolto con irritazione la decisione presa lunedì scorso da Moody’s di declassare a rango di spazzatura il debito della Grecia. Una mossa «sorprendente e deplorevole», nella definizione tutt’altro che diplomatica del commissario agli Affari economici e monetari, Olli Rehn. Cui hanno fatto eco le parole altrettanto dure di Jean-Claude Juncker, numero uno dell’Eurogruppo («Declassamento irrazionale»).
Moody’s ha in effetti toccato un nervo scoperto, finendo per alimentare i sospetti di quanti parlano da tempo di un complotto teso ad abbattere l’Unione monetaria. La crisi del debito sovrano europeo ha indubbiamente reso più debole l’architettura pensata a Maastricht, ma per quanto in ritardo Eurolandia ha reagito. Moody’s sembra invece non averne tenuto conto. La tempistica del taglio non poteva dunque piacere a Bruxelles. La scure di Standard&Poor’s si era infatti abbattuta quattro mesi fa sulla Grecia, quando ancora aveva un senso. Non ora. Ecco perché i vertici europei parlano di una scelta incomprensibile, in particolare per i potenziali effetti di destabilizzazione dei mercati. Per fortuna, ieri non è accaduto. L’euro è tornato sopra 1,23 dollari, le Borse sono salite ancora (+1,95% Milano) e le aste dei titoli di Stato di Spagna, Belgio e Irlanda sono state assorbite senza problemi. Gli investitori sembrano più rassicurati sullo stato di salute delle finanze dei Paesi dell’area. L’Unione europea dovrebbe intanto crescere, in base alle ultime stime, dell’1% nel 2010 e dell’1,75% l’anno prossimo.
Dell’allentamento delle tensioni potrà beneficiare anche l’Italia, dove le esportazioni (+15% in aprile) stanno dando una mano a una ripresa che comincia a creare occupazione (+0,4% nel primo trimestre). Sotto la lente dell’Ue c’era anche la manovra da quasi 25 miliardi di euro varata dall’Italia, considerata «adeguata» per correggere entro il 2012 il deficit eccessivo. Perché ciò avvenga effettivamente, «sarà importante assicurare la stretta attuazione dei tagli delle spese programmati, affrontare possibili riduzioni delle entrate e assicurare che il rapporto debito-Pil inizi a ridursi entro la fine del periodo di correzione», scrive la Commissione europea. Al momento, comunque, «non si rendono necessari ulteriori passi nella procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia». Procedimento che l’Ue ha aperto nei confronti di Danimarca, Finlandia e Cipro.


L’Italia continua intanto a battersi per fare in modo che si tenga conto anche del debito di famiglie e imprese, e non solo di quello pubblico, nella valutazione della sostenibilità dell’indebitamento di uno Stato. Ieri la nostra proposta è stata presentata a Bruxelles. «La riflessione è ancora in corso - ha detto Rehn - bisogna concretizzare varie iniziative».

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