Una tripletta di Artjoms Rudnevs, sconosciuto lettone di 22 anni, e un super gol di Del Piero: Juventus-Lech Poznan finisce 3-3. Altri fuochi d’artificio a Torino, allora: ma anche stavolta, come già dopo i sei gol di domenica contro la Samp, i bianconeri non si sono divertiti. Il tutto, nonostante la serata pareva fosse stata raddrizzata grazie all'ennesima perla di Alessandro Del Piero. E già, perché dopo essersi trovata sotto due a zero dopo mezzora, la banda di Del Neri aveva gioito per un terrificante missile terra aria scagliato di sinistro da Del Piero da oltre trenta metri e finito dritto all'incrocio dei pali. Era stato quello il gol del 3-2 che, a una ventina di minuti dalla fine, aveva dato alla Signora l'illusione della vittoria. Siccome però una perla tira l'altra, il finale era tutto di Rudnevs e del Lech Poznan: il pareggio è oro colato per i polacchi, non altrettanto per i bianconeri.
Quando i duemila tifosi del Lech Poznan, una delle città più antiche della Polonia, si tolgono tutti insieme la maglietta blu con cui avevano colorato lo spicchio dello stadio Olimpico di Torino a loro riservato, la Juventus è già sotto di un gol. Un quarto d’ora di partita era stato sufficiente per far capire ai presenti e a Del Neri che le ripetizioni tattiche accennate in settimana non erano servite a granché: contropiede dei polacchi dopo calcio d'angolo per la Juve, errore di De Ceglie nell'applicazione del fuorigioco, fallo da rigore di Felipe Melo su Peszko e trasformazione di Rudnevs, lettone di ventidue anni del quale gli annuari del calcio a stento conoscono l’esistenza. Il peggio sarebbe dovuto ancora venire, dopo una serie di scempiaggini bianconere da mettersi le mani nei capelli: Rudnevs, biondino implacabile, batteva ancora Manninger alla mezzora. Polacchi al settimo cielo, bianconeri inermi: disordinati sempre, poco reattivi e anche con zero voglia in corpo, almeno a vederli dalla tribuna. Melo pareva tornato quello dell'anno scorso, Sissoko vagava per il campo senza intelligenza, persino Chiellini sbagliava un paio di fuorigioco. Davanti, poi, non è che le cose andassero meglio: la buona volontà di Iaquinta, di nuovo titolare dopo tre mesi, non era in discussione ma il suo passo sì, mentre Lanzafame pareva il fratello scarso di quello visto qualche mese fa a Parma. Una Juve orrenda, insomma, tenuta in linea di galleggiamento da un gol di Chiellini appena prima di metà gara dopo una papera del portiere polacco. Facile immaginare le urla di Del Neri nello spogliatoio, dopo che anche De Ceglie aveva dovuto dare forfait per un dolore all'inguine lasciando il posto a Motta. Varianti tattiche a inizio ripresa non se ne vedevano: avanti con il 4-4-2 sempre e comunque e del resto ieri sera il solo attaccante presente in panchina era il baby Giannetti. Krasic ci metteva l'anima e i suoi strappi erano le uniche note liete di una prima parte di serata da incubo, contro una squadra il cui monte stipendi è inferiore ai quattro milioni percepiti da Grosso e Salihamidzic, due che la Juve non vorrebbe più vedere nemmeno in cartolina e sarà invece costretta a continuare a pagare. Senza gioco, ma affidandosi a un altro calcio piazzato, la banda di Del Neri rimetteva comunque in piedi la partita: angolo di Del Piero, altre farfalle per l'osceno Kotorowski e altro gol per Chiellini. A quel punto si era accesa la scintilla sulla spinta del solito Krasic e facilitata dalla pochezza altrui, la Juve si riversava nella metà campo polacca e collezionava calci da fermo.
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