Europa travolta dal rosso Piazza Affari va in tilt In fumo altri 18 miliardi

Tilt! Come tanti flipper scossi troppo, ieri le Borse di mezza Europa si sono spente. Spina staccata a circa mezz’ora dalla chiusura di una seduta drammatica, scandita dal collasso collettivo degli indici, da un vero e proprio panic selling che simile a una scossa elettrica si è irradiato su tutti i mercati: da quelli del Vecchio continente, dove oltre 170 miliardi di euro di ricchezza sono svaporati, fino a Wall Street, piegata dai timori di un secondo tuffo nella recessione. Da incubo anche l’avvitamento degli spread tra Btp e bund tedesco, arrivati a sfondare il muro dei 390 punti, con le solite conseguenze nefaste sui rendimenti dei nostri bond.
Lancia un sasso in uno stagno, se vuoi vedere cosa sta capitando ai mercati: una dilatazione del cerchio della paura, una sfiducia dilagante che sembra non tener più conto dei fondamentali economici, del valore dei titoli e, ancor meno, delle parole di chi vorrebbe rassicurare. Mercoledì ci si interrogava su quale sarebbe stata la reazione del mercato dopo il discorso alla Camera di Silvio Berlusconi, e sul possibile effetto della riunione tra governo e parti sociali. Dimenticando che oggi i mercati sono sordi e ascoltano solo la voce che dice «vendi, vendi, vendi», oppure le parole che suonano come un autogol. Come quelle di ieri della Bce che ha annunciato l’intenzione di tornare ad acquistare titoli di Stato, ma non quelli italiani e spagnoli.
La brutalità delle cifre che fotografavano ieri titoli azionari e listini trattati come carta straccia, è la spia di tutto questo. Di una valanga di vendite nell’ultimo scorcio della seduta che, come un pirata informatico provetto, ha finito per intasare i sistemi informatici di raccolta degli ordini. Fino al punto da impedire l’aggiornamento a Milano dell’indice Ftse-Mib. È «assolutamente escluso» che questi problemi «siano dovuti a un attacco hacker - hanno spiegato fonti vicine a Borsa Italiana - si è trattato di ritardi nella distribuzione dei dati attraverso alcuni canali di informativa». Insomma, non un black out vero e proprio, visto che il mercato «ha continuato a funzionare regolarmente», ma un incidente come capitato a Parigi, Lisbona, Bruxelles e Amsterdam, tutte piazze finanziarie appartenenti allo stesso circuito, il Nyse-Euronext. Piazza Affari, da sola, ha perso il 4,76% a 16.882 punti e mandato in fumo 18,2 miliardi, al termine di una giornata contrappuntata da ripetute sospensioni per eccesso di ribasso, portando a 363 miliardi la capitalizzazione complessiva. Spicca il crollo del Lingotto: Fiat ha lasciato sul terreno il 10% cento, dopo le parole dell’ad Sergio Marchionne sull’ipotesi di lasciare il gruppo, anche se fra alcuni anni; Fiat Industrial è crollata del 9,15%. Per i bancari è sempre bufera, con Intesa Sanpaolo a -10,35% e Unicredit che fa segnare -9,33%. La crisi dei mercati ha riportato il nostro listino sui livelli del primo trimestre 2009, con il Ftse Mib pericolosamente vicino alla discesa sotto i 15mila punti: solo nell’ultimo mese, l’indice ha perso il 20,4%, mentre dall’inizio del 2011 la perdita è stata poco meno del 25%.
Ma certo non è andata meglio agli altri mercati. Londra è capitolata con un ribasso del 3,40%, il peggiore da inizio anno spiegabile con il tonfo di Wall Street (vedi articolo); Parigi è scesa del 3,90%, Francoforte del 3,40% e Madrid è scivolata del 3,89%; pesantissima anche Zurigo (-3,61%). Una vera e propria Waterloo finanziaria cui si sono aggiunte le altre tensioni sui titoli di Stato. Il differenziale di rendimento tra Btp decennali e bund tedeschi ha superato i 390 punti toccato mercoledì, mentre sui Bonos spagnoli lo spread ha sfiorato i 400 punti.

Nella sostanza, Italia e Spagna esprimono oggi lo stesso grado di rischio per gli investitori. Da ieri, inoltre, anche la Francia sembra finita nel mirino: lo spread degli Oat contro il bund ha toccato il massimo dall’introduzione dell’euro a quota 87,1. Un pessimo segnale. Di nuovi squilli di rivolta.

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