"Bruxelles deve invertire la rotta o l'ideologia soffocherà l'Unione"

Dai paradossi del regolamento sul ripristino della natura, alle risorse necessarie per affrontare invecchiamento della popolazione, transizione energetica e digitale

"Bruxelles deve invertire la rotta o l'ideologia soffocherà l'Unione"
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Dai paradossi del regolamento sul ripristino della natura, alle risorse necessarie per affrontare invecchiamento della popolazione, transizione energetica e digitale. Per arrivare a un caso vincente di collaborazione tra l'Italia e una grande multinazionale. La tavola «La riscoperta (economica) dell'Europa», moderata dal vicedirettore del Giornale Nicola Porro, ha coinvolto il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, e Marco Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia.

Al centro, tutti gli elementi dell'attualità economia europea, a partire dalla normativa, approvata dal Parlamento europeo, che prevede il ripristino di almeno il 30% entro il 2030 degli habitat naturali in cattive condizioni. «All'origine il regolamento prevedeva che il 10% dei terreni fertili in ogni Stato membro dovesse essere riportato a una condizione di abbandono», racconta Prandini, «ci abbiamo messo decenni per portare questi terreni ad essere fertili». La nuova versione, però, prevede che per gli argini dei fiumi «non si potranno fare interventi di manutenzione». E questo, sottolinea il presidente di Coldiretti, «è assurdo, perché dovremmo lavorare esattamente all'opposto». Emilia Romagna, Toscana e Marche «ci stanno insegnando che se non si fa manutenzione» negli argini e letti dei fiumi, «si continuerà, rispetto al cambiamento climatico, ad avere quello che è successo: un dramma di carattere umano, al di là di quello economico». Prandini ha poi attaccato la normativa sugli imballaggi: «Il packaging serve a dare una vita più lunga agli alimenti e creare le condizioni per una maggiore disponibilità di cibo». La proposta Ue, invece, punta sul riuso, con il rischio di aumentare gli sprechi: «Questo penalizza chi ha investito sul riciclo e la raccolta differenziata», campo dove l'Italia è tra i Paesi più evoluti avendo «già raggiunto gli obiettivi comunitari al 2030». Prandini, in vista delle elezioni Ue, ha lanciato un appello alle forze politiche per scegliere «candidati di qualità», diversamente «continueremo a lamentarci di quello che avviene, senza avere la capacità di incidere quando questi regolamenti vengono presentati». Ha chiesto, inoltre, che temi strategici come mercati e internazionalizzazione delle filiere «non siano delegati alle regioni» ma mantengano una strategia nazionale. Dall'agricoltura, alla finanza, l'Europa ha di fronte a sé sfide rilevantissime in ambito economico. «Il nuovo Patto di Stabilità è un accordo che fa un passo avanti rispetto alle vecchie regole fiscali», ha commentato De Felice, «perché è sparito il concetto che per risolvere il problema del debito pubblico servano delle misure di austerità». Si è quindi introdotto l'assunto «che per ridurre il debito sono necessarie misure socialmente accettabili». Tuttavia, quello che il nuovo Patto non ha chiarito è come conciliare «la stabilità economica» con «le sfide gigantesche rispetto alle quali l'Europa è oggi posta di fronte». E queste sono «l'invecchiamento della popolazione, con quello che comporta sotto il profilo della spesa pubblica, la necessità di avere una difesa comune, la transizione climatica e digitale. In questi campi noi siamo indietro rispetto a Stati Uniti e Asia», ha aggiunto l'economista di Intesa Sanpaolo.

L'Italia, come l'Europa, ha un bisogno vitale di tornare a essere attrattiva per gli investimenti. Un caso di successo è proprio quello di Philip Morris, che a Valsamoggia, in provincia di Bologna, ha investito 1,2 miliardi di euro per costruire il suo stabilimento più grande al mondo, inserito in una filiera da 41mila persone. «In Italia non produciamo sigarette, ma prodotti di nuova generazione che esportiamo in tutto il mondo e avranno il compito di sostituire un prodotto di 100 anni nel più breve tempo possibile», ha spiegato Hannappel che da capo italiano è riuscito a far preferire Valsamoggia rispetto a Dresda come sede di costruzione del maxi impianto.

E cosa bisognerebbe fare per attrarre più investimenti come questo? «Le multinazionali sono mobili», ha proseguito il manager , «quello che cerchiamo, così come tutti quelli che fanno investimenti, è una visione per lo meno di medio periodo. L'Italia negli ultimi 5 anni ha avuto 4 governi. Sarebbe meglio potersi confrontare con qualcuno che resti per almeno 3 o 5 anni».

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