Europa

"Maledetti". I migranti contro il memorandum di Tunisi: le chat dell'odio

L'eco del memorandum risuona in Africa e lascia il segno tra i migranti, che lanciano la sfida all'Europa: "Andremo fino alla fine"

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Nelle ultime ventiquattr'ore in Italia sono arrivati 1.450 migranti: numeri eccezionali che stanno mettendo a dura prova il sistema di accoglienza del nostro Paese. A subire, come sempre, la maggior pressione è l'isola di Lampedusa, dove solo nelle ultime ventiquattr'ore sono arrivati 1.150 migranti, che hanno portato a oltre 2.600 il numero di presenze all'interno dell'hotspot. I pre-riconoscimenti proseguono senza sosta sull'isola, dove il sistema introdotto dal nuovo prefetto di Agrigento sta dimostrando tutta la sua efficacia superando quota 750 quotidianamente, quasi il doppio rispetto al passato. Questo agevola le operazioni di trasferimento e alleggerimento della struttura, da dove oggi partiranno oltre 1.100 persone.

Ma i piani del governo sono di più ampio respiro e l'obiettivo è quello di fermare le partenze o, comunque, rallentarle, lavorando in cooperazione con i Paesi di origine. In questo modo si raggiungono diversi target: togliere il traffico di clandestini dalla rete dei trafficanti illegali, evitare morti in mare, gestire con criterio gli ingressi di immigrati in Europa attraverso i flussi regolari. In quest'ottica è stato firmato il Memorandum di Tunisi tra l'Europa, con rappresentanti Giorgia Meloni, Mark Rutte e Ursula von der Leyen, e il presidente tunisino Kais Saied. L'impegno dell'Europa è di versare 100 milioni di euro in finanziamenti per il Paese come base per un partenariato "che possa affrontare in maniera integrata la crisi migratoria". Così ha spiegato Giorgia Meloni durante la conferenza stampa congiunta seguente alla firma del memorandum, che ha visto l'Italia protagonista per il raggiungimento del risultato.

L'eco dell'accordo raggiunto si è diffuso in tutto il Continente africano e non sono mancate le esternazioni di rabbia da parte dei migranti, che vedono complicarsi i loro progetti di raggiungere l'Europa. "Forza soldati, non ritirarsi qualunque cosa accada", è il grido di battaglia che s'alza come incoraggiamento a tentare comunque il viaggio, nonostante tutti i pericoli e i problemi, segno che si tratta di una consuetudine e di una pratica ormai consolidata nella cultura dei popoli subsahariani. "Loro siano maledetti", è l'imprecazione da parte di un altro, che scaglia contro i rappresentanti europei e il presidente tunisino tutta la sua ira. E ancora: "Non si torna indietro, andremo fino alla fine", "Finché non tolgono il mare noi passiamo. Zero sconforto".

La propaganda ha messo le sue radici profonde, fomentato generazioni di subsahariani, che ora vedono la traversata verso l'Italia come una sfida personale e sono pronti a vincerla, per dimostrare di essere uomini di coraggio.

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