La sinistra ogni tanto ci riprova a imporre la tassa patrimoniale ma lo fa sempre quando al governo ci sono gli altri. Per lunghi anni i partiti che ora sono all'opposizione sono stati al governo e mai hanno concluso la sua introduzione, anche perché ogni volta che l'hanno paventata sono stati sommersi dalle critiche e si sono registrate flessioni e consensi. La patrimoniale non è una battaglia della destra e non lo è mai stata, quindi pretendere che oggi il governo se ne intesti la paternità, come stanno chiedendo opposizioni e Cgil, è fuori da ogni ragionevole logica. Nonostante questo, la sinistra insiste e oggi si è unita al coro anche Ilaria Salis, che non poteva certo perdere quest'occasione per ribadire la sua volontà di un'Italia, e un'Europa, che guarda a un moderno sovietismo.
"Totalmente d’accordo con l’introduzione di una patrimoniale: in Italia, in Europa, ovunque. E anche la maggioranza dei cittadini è già favorevole, come affermano i sondaggi", ha dichiarato Salis in una nota social. Nonostante non riescano a spuntarla in Italia, nemmeno alle elezioni regionali, i partiti dell'opposizione ora si sono rinvigoriti per la vittoria del candidato dei Democratic Socialists of America a New York, che è come esultare quando a Bologna viene eletto un sindaco del Partito democratico. "D’altronde - mi chiedo - come si fa a non essere d’accordo nel tassare milionari e ultramilionari (1% più ricco della popolazione) in un contesto segnato da diseguaglianze economiche estreme?", è la domanda retorica di Salis. Così com'era nel Novecento, ancora oggi la sinistra considera un "peccato" o forse un "reato" essere ricchi e avere un patrimonio superiore alla media, specialmente se questo è il frutto del lavoro di una vita dei nonni o dei padri. I "colpevoli di ricchezza" vogliono che vengano puniti, togliendogli ciò che secondo loro non meritano di avere, anche se è frutto del lavoro e, soprattutto, se è già tassato.
"I governi attuali, però, una patrimoniale non la faranno mai da soli. Siamo noi a dover imporre il tema, sempre più, nell’agenda politica. Ci dicono sempre che i soldi per finanziare spesa pubblica, welfare, sanità, istruzione, servizi non ci sono. È una balla colossale. La verità è che ci vuole solo il coraggio di andarli a prendere", dice ancora Salis, prima di chiudere con l'emblema del comunismo d'altri tempi: "Tax the rich". Tassare i ricchi, dice Salis, che però ha uno stipendio mensile che, da solo, vale come quello annuale di un operaio. Chissà se varrà anche per lei.