Qatargate

"Un cavallo di Troia". La Grecia congela i beni della Kaili e della sua famiglia

Qatargate, l'autorità greca per l'antiriciclaggio congela tutti i beni di Kaili, del compagno e dei familiari: trovati 750mila euro in contanti

"Un cavallo di Troia". La Grecia congela i beni della Kaili e della sua famiglia

Nuovi risvolti per quanto concerne il filone di indagini riguardante il cosiddetto "Qatargate": come annunciato dalla stampa locale, infatti, l'autorità ellenica per l'antiriciclaggio ha deciso di provvedere al congelamento dei beni dell'eurodeputata, nonché vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili. Una misura estesa dagli inquirenti anche al compagno e ai familiari della donna: l'intenzione è quella di fare chiarezza senza tralasciare alcun minimo dettaglio.

La decisione presa dalle autorità elleniche è motivata dalla necessità di sottrarre alla disponibilità degli indagati e mettere quindi in sicurezza tutti quei capitali che potrebbero essere derivanti da attività illegali e che si trovano proprio in Grecia (tra cui, ad esempio, numerose proprietà immobiliari, conti correnti e società di vario genere). Secondo alcuni media belgi, in particolar modo Le Soir, i contanti sequestrati a Eva Kaili ammonterebbero almeno a 750mila euro: di questi 600mila sarebbero stati rinvenuti all'interno di una valigia di proprietà del padre della donna e i rimanenti 100mila dentro casa: denaro suddiviso in banconote da 20 e da 50 euro. Nel mirino dell'autorità per l'antiriciclaggio c'è in particolar modo anche una società immobiliare di recente costituzione nel quartiere ateniese chic di Kolonaki: questa sarebbe stata creata dall'eurodeputata 44enne e dal suo compagno italiano, stando a quanto riportato sempre dal quotidiano belga.

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"Da tempo Eva Kaili aveva preso le distanze dall'ideologia e dalla politica del suo partito di appartenenza, il Pasok, per identificarsi con quello al governo di Nea Dimokratia e il Partito popolare europeo", ha attaccato il segretario del Comitato politico centrale del Pasok Andreas Spyropoulos nel corso di un'intervista concessa all'emittente Mega. Non una voce isolata, dato che nella giornata di ieri era stato il leader dei socialisti Nikos Androulakis a definire la vicepresidente del Parlamento europeo come "un cavallo di Troia all'interno del Pasok che operava per conto di Nea Dimokratia".

Spyropoulos ha anche ricordato un episodio strano verificatosi lo scorso luglio, quando Androulakis denunciò un tentativo di hackeraggio del telefono cellulare di sua proprietà. Allora, ha spiegato l'intervistato, Kaili era stata la prima tra i politici ad avere adottato nei suoi interventi la linea imposta dal governo, cercando in ogni modo di minimizzare la portata del problema e di non farlo mai emergere. Non solo in Patria, ha proseguito Spyropoulos, dato che la 44enne ha in più di un'occasione fatto di tutto per evitare che il caso delle intercettazioni venisse sollevato nel Parlamento europeo."Abbiamo deciso immediatamente di estromettere Kaili dal partito a seguito di questo scandalo che colpisce il cuore dell'Europa" ha proseguito l'esponente del Pasok nel commentare l'arresto in flagranza di reato della Kaili.

Per quanto concerne, invece, gli attacchi subiti dal Pasok per questa presa di distanza dall'eurodeputata, ritenuta molto tardiva, Spyropoulos ha difeso il proprio partito: "Kaili era una 'relatrice ombra' della commissione d'inchiesta Pega, istituita dal Parlamento europeo per indagare sullo scandalo intercettazioni, e si è ritenuto che se l'avessimo estromessa in quel momento, sarebbe stata di fatto un'interferenza diretta di Androulakis nei lavori del Parlamento europeo", ha concluso.

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