Qatargate, Giorgi e Panzeri restano in carcere. A Figà-Talamanca il braccialetto elettronico

Su Eva Kaili giudizio sospeso: l'ex presidente del parlamento europeo non si è presentata in aula. Per lei decisione rinviata al 22 dicembre

Qatargate, Giorgi e Panzeri restano in carcere. A Figà-Talamanca il braccialetto elettronico

La camera di Consiglio del tribunale di Bruxelles al termine della prima udienza sul Qatargate ha deciso che Francesco Giorgi e Antonio Panzeri dovranno rimanere in carcere per almeno un altro mese. Diversa la decisione su Niccolò Figà-Talamanca, per i quali i giudici hanno predisposto la scarcerazione in regime di sorveglianza elettronica. Decisione sospesa su Eva Kaili: su sua espressa richiesta, infatti, il tribunale deciderà il prossimo 22 dicembre.

La procura federale che ha informato sugli sviluppi non cita i nomi ma solo le iniziali degli imputati: F.G. e N.F.T. "All'odierna udienza non era presente l'imputato E.K. Comparirà davanti alle camere il 22 dicembre", si legge nella nota della procura. Pare che l'ex vicepresidente del parlamento europeo non si sia presentata in tribunale a causa di uno sciopero nel carcere. Eva Kaili, nei giorni precedenti, si è proclamata innocente affermando di ignorare che nella sua abitazione a Bruxelles erano sistemati sacchi di banconote per 150 mila euro. Suo padre, però, è stato fermato con un trolley contenente 750 mila euro in contanti.

Sulla sorte di Francesco Giorgi si era espresso il suo avvocato, che in anteprima aveva annunciato la decisione del tribunale di Bruxelles. Giorgi è stato il primo a scegliere di collaborare con i giudici, rivelando alcuni dettagli del Qatargate che hanno portato gli inquirenti a effettuare nuove perquisizioni negli uffici del parlamento europeo, a seguito delle quali sono stati apposti i sigilli alle stanze di alcuni assistenti degli eurodeputati.

L'inchiesta è potuta partire grazie a un grande lavoro di intelligence condotto dal servizio informazioni e

sicurezza belga, Surètè de l'E'tat, in collaborazione con i corrispettivi uffici di altri cinque Paesi. Lo scoop è stato rivelato dai giornali belgi Le Soir e Knak. L'inchiesta avrebbe avuto inizio l'anno scorso.

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