Qatargate, gli investigatori studiano "l'italian job": ecco i nomi che spuntano nelle carte

Magistrati e inquirenti belgi vogliono individuare i contatti di cui Panzeri e Giorgi si sarebbero serviti nel sistema Qatargate. Si cerca anche tra gli italiani

Qatargate, gli investigatori studiano "l'italian job": ecco i nomi che spuntano nelle carte

Gli investigatori belgi ora intendono stringere il cerchio attorno al "club degli amici". Al gruppo che i protagonisti del Qatargate avrebbero creato per sostenere il loro presunto sistema di corruttele. Chi ne facesse parte non è ancora stato chiarito del tutto: proprio sulla base degli interrogatori e delle intercettazioni telefoniche e telematiche, la procura federale sta scavando all'interno del Parlamento europeo e in particolare del gruppo socialista. Secondo gli inquirenti, in quell'ambito gli arrestati avrebbero agito servendosi di una struttura che - si legge negli atti - rappresentava "un pericolo certo per l'equilibrio della democrazia".

L'interrogatorio a Giorgi, i sospetti su Cozzolino

Sempre nella documentazione dell'inchiesta si trova un'altra definizione emblematica e dal retrogusto amaro: quella di "italian job", dovuta proprio al fatto che molte delle persone coinvolte nel Qatargate siano italiane (e peraltro vicine ad ambienti di sinistra). La polizia e i magistrati belgi vogliono scoprire chi ruotasse attorno a loro; attorno al gruppo costituito - secondo le accuse - dall'ex europarlamentare Pd Antonio Panzeri e dal suo ex assistente Francesco Giorgi. Quest'ultimo, secondo quanto riporta Le Soir, ha confessato ai magistrati belgi di aver fatto parte di un'organizzazione utilizzata dal Marocco e dal Qatar per condizionare i processi decisionali dell'Ue. Tra i nomi menzionati da Giorgi durante gli interrogatori ci sarebbe stato anche quello dell'eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino (non indagato), attualmente autosospesosi dal gruppo S&D per tutelare la propria "integrità politica".

"Chi ha preso i soldi da Panzeri?"

"Chi ha preso denaro da Panzeri?". A questa domanda, postagli dagli investigatori, il braccio destro del "Panzer" -secondo quanto riporta Repubblica - avrebbe risposto così: "È sempre Panzeri che ha gestito questi contatti. Io ho sospettato Tarabella, Cozzolino". Quest'ultimo era il presidente della delegazione per le relazioni con i Paesi del Maghreb e delle commissioni parlamentari miste Ue-Marocco. Era anche componente della commissione diritti umani, dalla quale sono passate le risoluzioni più problematiche per il Qatar. Gli inquirenti vogliono capire se avesse avuto o meno un ruolo nella vicenda: tra gli elementi al vaglio degli investigatori, anche i suoi rapporti con l'ambasciatore marocchino in Polonia, Abderrahim Atmoun, accusato di aver consegnato alcuni "regali" a Panzeri e famiglia.

Sulla base degli atti parlamentari, gli inquirenti hanno anche evideziato alcune prese di posizione dell'eurodeputato Pd ritenute morbide nei confronti del Qatar. Agli atti è allegata, inoltre, una mail che lo stesso eurodeputato aveva inviato ai colleghi prima del voto. "Si sostiene che la Coppa del Mondo sia stata assegnata dalla Fifa al Qatar grazie ad abusi e corruzione. Il Parlamento europeo non dovrebbe accusare un Paese senza prove. E in ogni caso, se vogliamo discutere di corruzione nello sport, allora forse sarebbe necessario riflettere su tutto, compresa la Coppa del Mondo che si è giocata in Germania nel 2006", si leggeva. Contattato da Repubblica, Cozzolino (che, ripetiamo, non è indagato) ha spiegato di aver sostenuto pubblicamente quelle valutazioni, senza subire alcuna pressione.

Le domande su Moretti e Arena

Negli interrogatori, gli inquirenti avrebbero chiesto a Giorgi anche delle europarlamentari Alessandra Moretti e Maria Arena (entrambe non indagate). "Non ne ho mai sentito parlare. Sono persone che rispetto e credo che la loro integrità non c'entri nulla in questo contesto", ha risposto l'ex assistente parlamentare di Panzeri. La stessa Moretti ha quindi ribadito la propria "totale estraneità all'inchiesta in corso", nella quale non è coinvolta, e ha rilanciato le diffide a tutela della propria onorabilità "contro chiunque continui ad accostare il suo nome a tali gravissimi episodi corruzione". In una nota, l'eurodeputata dem ha sottolineato di aver sempre agito in trasparenza e che la propria linea severa sul Qatar è provata dai voti al Parlamento europeo. Questi ultimi - si legge infatti - "sono sempre stati in linea con il gruppo S&D e con la posizione molto dura espressa dalla delegazione del Pd, di cui fa parte".

Nessuna domanda, invece, è stata fatta a Giorgi sull'eurodeputato dem Brando Benifei, capo delegazione del Pd al Parlamento europeo, che nei giorni scorsi si era detto "furioso" per il coinvolgimento nell'inchiesta di alcuni colleghi delle istituzioni europee.

"L'impressione è che mi hanno già stralciato perché sul Qatar ho sempre tenuto posizioni durissime. Sono quello che poi decide la linea sulle decisioni politiche, è possibile che Panzeri possa aver millantato la possibilità di influenzarmi, lo ipotizzo", ha affermato l'europarlamentare su La7.

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