
Il patto Italia-Albania per la creazione di centri di rimpatrio in Paesi terzi all'esterno dei confini dell'Ue ha attratto fin da subito l'interesse degli altri Paesi europei. Mentre in Italia la magistratura e la sinistra continuano a combattere questa strategia, che ha la potenzialità per funzionare e aiutare nella gestione dei flussi migratori, agevolando le operazioni di rimpatrio per i soggetti che non hanno diritto di permanenza in Italia, e in Europa, l'Ue ha raccolto il consiglio italiano, nato su input di Giorgia Meloni, per farne una proposta concreta.
"Abbiamo discusso di soluzioni innovative. Queste soluzioni innovative includono il sistema dei centri di rimpatrio, gli hub di rimpatrio. C'è anche un'elevata disponibilità alla cooperazione tra i colleghi, con una richiesta alla Commissione di garantire, in primo luogo, che il quadro giuridico sia predisposto il più rapidamente possibile e, in secondo luogo, che vengano avviate iniziative congiunte per istituire hub di rimpatrio. Ciò richiede Paesi partner", ha dichiarato il ministro tedesco degli Interni Alexander Dobrindt a margine del Consiglio Affari Interni a Lussemburgo. "Ci sono singoli Stati membri che hanno già fatto progressi in questo settore e hanno concluso accordi. Il nostro collega olandese ha ribadito che i suoi accordi con l'Uganda sono stabili e che, ora che i requisiti legali sono in vigore, si creerà la possibilità di rimpatri. Ha anche chiarito che ciò può essere organizzato nell'ambito di un'iniziativa congiunta tra singoli Stati membri, in modo che tali hub di rimpatrio possano essere utilizzati contemporaneamente da diversi Paesi", ha proseguito Dobrindt.
L'Italia, purtroppo, deve ancora fare i conti con i muri sollevati dalla magistratura, che continua a bloccare le iniziative di rimpatrio appellandosi alle regole comunitarie, che però ora sono pronte a cambiare.
Alcune fonti Ue hanno riferito che ai ministri è stato sottoposto un compromesso in cui il riconoscimento reciproco sia mantenuto come obbligatorio, ma accompagnato da chiare esenzioni (ad esempio, consentendo agli Stati membri di emettere una decisione di rimpatrio nazionale se ciò potesse garantire un rimpatrio più rapido ed efficace). La presidenza danese punta comunque a raggiungere un approccio generale entro dicembre. I tempi sono maturi per l'accordo, anche se un Paese dell'Ue, che non è stato rivelato, ha espresso riserve.