
La decisione della Corte di giustizia europea continua a far discutere. Il segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati (Anm) Rocco Maruotti rivendica il ruolo dei giudici, dicendosi certo che i suoi principi varranno anche quando cambierà il regolamento europeo, perché "la legge può prevedere criteri generali e astratti, ma spetta sempre a un giudice verificare la loro applicabilità nel caso concreto". Quindi la legge è sempre sottoposta a interpretazione, spesso oggettiva, di un giudice. Una lettura condivisa da molti giudici, che non piace al segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, che agli Stati generali del Mezzogiorno del partito, non riferendosi direttamente a Maruotti ma commentando in generale la vicenda ha dichiarato: "Mettiamo un magistrato al posto del ministro degli Esteri, fa tutto un magistrato e chiudiamo tutti i ministeri perché decidono loro".
Non può essere un giudice, ha aggiunto Tajani, "a decidere se un Paese è sicuro o meno, un Paese dove rimandare un immigrato irregolare. La sentenza della Corte di Giustizia limita la dignità dei funzionari pubblici che non siano magistrati". Quel che si chiede il titolare della Farnesina è perché "un magistrato deve essere in grado di decidere, non conoscendo il problema, se un Paese è sicuro oppure no, mentre diplomatici, funzionari, consoli che vivono anche in quei Paesi, i funzionari del Ministero dell'Interno, i funzionari di Palazzo Chigi che elaborano il lavoro, non lo sanno? Lo sa il magistrato che non si è mai occupato di quella vicenda o chi lo fa per mestiere se un Paese X è più o meno sicuro, perché c'è un'ambasciata, perché c'è un consolato?".
Allora, ha chiosato Tajani, "vado a casa". Anche perché, ha proseguito, "un magistrato dice che l'Egitto è sicuro, un altro dice che non è più sicuro, un terzo dice che forse bisogna riandare di nuovo alla Corte. Si crea una situazione di grande caos. I magistrati dovrebbero pure un pò studiare tutti quanti i principi della nostra democrazia".
Quindi, il ministro ha citato Montesquieu, "che diceva che la democrazia moderna si basa sulla separazione dei poteri. Il potere legislativo fa le leggi, il potere esecutivo governa, il potere giudiziario verifica se le leggi sono state applicate o no".