Eutanasia, nella sua etimologia greca, non ha significati negativi. È la «buona morte» nel senso di morte felice, serena, razionale. Ma letimologia deve fare i conti con il passare dei secoli. Così che oggi eutanasia vuol dire «buona morte» per qualcuno, ma «cattiva morte» per altri, senza vie di mezzo. E non ci sono vie di mezzo tra i due nuovi libri che, su posizioni opposte, affrontano largomento: In difesa delleutanasia, curato da Carlo Angelino (il melangolo, pagg. 61, euro 9); e Contro lEutanasia, di Lucien Israel (Lindau, pagg. 116, euro 13). Limpostazione delle due opere è diversa: filosofica la prima, medica la seconda. Carlo Angelino, docente di Estetica alluniversità di Genova, raccoglie citazioni di filosofi del passato per difendere la scelta della buona morte. Lucien Israel, oncologo francese non credente, in unintervista a Elisabeth Lévy mette la sua esperienza medica al servizio di chi è contrario alleutanasia.
Cominciamo dalla filosofia. Nel suo libretto, Angelino cita tre filosofi: Seneca, Hume e Nietzsche. La serenità e il coraggio con cui Seneca affrontò il suicidio sono passati alla storia nel racconto di Tacito. Nella Lettere a Lucilio, si trovano i presupposti teorici della sua decisione: «Non è un bene il vivere - scrive Seneca -, ma il vivere bene. Perciò il sapiente vivrà tutto il tempo che ha il dovere di vivere, non tutto il tempo che può vivere. Se gli si presentano molte disgrazie, dà laddio alla vita. Morire bene significa sfuggire al pericolo di vivere male». Dopo Seneca, David Hume. Il filosofo scozzese, nel Saggio sul suicidio, parla della morte volontaria come una delle più elevate libertà donate dalla provvidenza divina. «Se disporre della vita fosse una prerogativa dellonnipotente, al punto che per gli uomini disporre della propria vita fosse unusurpazione, sarebbe egualmente criminoso salvare o preservare la vita». Tanto più che «se nulla accade nelluniverso senza il consenso della provvidenza, neppure la mia morte, per quanto volontaria, accade senza il suo consenso». Infine Nietzsche: «Molti muoiono troppo tardi e alcuni muoiono troppo presto. Ancora suona strano linsegnamento Muori al momento giusto!. Muori al momento giusto, così insegna Zarathustra». E così insegna, appunto, Nietzsche. Che prosegue: «Lodo a voi la mia morte, che viene a me perché io voglio».
Passando ora alle parole di Lucien Israel, la sua argomentazione è di tuttaltro tenore. Il suo grido contro leutanasia nasce da ragioni morali, sociali e umane. Prima di tutto una certezza maturata con lesperienza: «Leutanasia è una richiesta che proviene da persone sane», che quasi sempre cambiano idea quando si ammalano. Perché «il paziente che si sente curato, incoraggia gli sforzi di chi lo cura e non chiede leutanasia», dato che «ai giorni nostri è raro che non ci sia nessun tentativo da fare». A spingere Israel a non accettare leutanasia cè poi una paura: se leutanasia fosse legalizzata, «i più giovani non potrebbero fare a meno di vedere i più anziani come oggetti da gettar via», e questa è una situazione che «conduce allanarchia e a un generale allentamento della morale».
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