RomaA mali estremi, estremi rimedi: il moscio Festival di Roma cerca leccitazione a tutti i costi, così ieri ha mandato in pedana il vibratore con Hysteria, commedia inglese di Tanya Wexler ambientata nel 1880 e in concorso. Il giocattolo per signore, distribuito alla proiezione in forma di ciondolo-gadget, è al centro dun racconto brillante, che poi sarebbe la storia dello «spolverino elettrico», ideato dal dottor Edmund St.John-Smythe, qui Rupert Everett. Al culmine della pruderie vittoriana e prima dellelettricità, lo specialista di medicina femminile ed esperto in isteria, il dottor Darlymple (Jonathan Pryce) viene assediato da un nugolo di malinconiche e frigide signore. Per guarirle, il luminare sinventa un massaggio manuale sottogonna, scandaloso per lepoca. Anche la di lui figlia infermiera (Maggie Gyllenhaal) si adonta, nonostante si allunghi la fila di donne in cerca di quel massaggio pelvico, da portarsi «al parossismo». Ci penserà Edmund a ristabilire le priorità: massaggio per tutte, però elettrico. Naturalmente, la bisbetica figlia del dottor Darlymple sinnamorerà proprio di chi ha inventato il vibratore. Ci scherza su Rupert Everett, che da gay dichiarato subisce una tortura non da poco, calandosi nel ruolo dun ginecologo dedito alla cura dellisteria. «Il mio ruolo è quello di un aristocratico, mentalmente assai libero. Però sono contento di vivere oggi e non allepoca della regina Vittoria, che faceva coprire le zampe dei tavoli, troppo nude», dice Rupert.
E, a proposito di bile, ieri è stata anche la volta di unennesima frecciatina del ministro della Cultura Galan, che ha detto: «Non credo di essere stato invitato, non ho visto linvito e comunque non ci sarei proprio andato», mentre la direzione del Festival replica che è stato invitato e ci sono le missive dinvito. Ieri è stata anche la giornata di Claudia Gerini, alle prese con la morte del padre (Raffaele Pisu) nel film di Marina Spada Il mio domani, primo dei tre film italiani in concorso. Ha convinto poco, la Gerini, nellinedita versione pensosa duna donna manager, che mette in discussione il suo già instabile equilibrio, non appena scompare il padre malato. Un mélo che pretende di evocare atmosfere alla Antonioni (ma la Gerini non è la Vitti), ambientando in una Milano fredda e respingente una classica vicenda di solitudine.
Everett fa sorridere inventando il «vibratore»
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