Roma

Evoluzionismo in mostra

«I think». Inizia con due semplici parole, «io penso» la prima formulazione della teoria dell’albero della vita, o meglio del suo asimmetrico corallo, appuntata da Charles Darwin su un taccuino, con tanto di disegno esplicativo. Da quelle linee appena abbozzate si svilupperà poi la teoria dell’evoluzione e delle origini della specie. È l’incertezza dell’intuizione, sviluppata con pazienza e non pubblicamente ostentata, a fare da linea guida alla mostra «Darwin 1809-2009», con cui da domani, giorno in cui è nato, al 3 maggio, Palazzo delle Esposizioni celebrerà il bicentenario della nascita del naturalista. Il percorso, infatti, punta l’attenzione sull’uomo Charles, prima ancora che sullo scienziato Darwin, evidenziandone energia, sentimento e dubbi.
Un vero evento: basata su quella organizzata dall’American Museum of Natural History di New York e ampliata con nuove sezioni, questa è la più grande mostra che sia mai stata dedicata allo scienziato, si candida ad essere la più vista, e, soprattutto, è la prima grande esposizione scientifica ospitata a Roma.
Dall’infanzia agli studi, dall’amore all’imbarco sul Beagle, dalla scoperta di animali «nuovi» nella foresta pluviale alla formulazione della teoria evoluzionista, passando per la gioia del matrimonio e il dolore per la perdita della figlia Annie, il percorso interdisciplinare ci restituisce una dimensione «intima» di Darwin, senza dimenticare sezioni sul naturalismo italiano e gli sviluppi scientifici attuali. Il ritratto che emerge è quello di un giovane uomo, che verso la natura mantiene uno stupore puro, quasi fanciullesco. È lui stesso, in un appunto sulle iguane, a descrivere una «conversazione» con l’animale, cui aveva tirato la coda, specificando come questo si sia girato con l’aria perplessa, quasi a chiedergli perché lo avesse fatto. Nulla di strano, quindi, se tra i suoi libri e scritti ci si imbatte nel disegno di una «battaglia tra soldati di frutta e verdura», regalatogli dal figlio, sul cui retro compaiono gli appunti sull’origine della specie.
«L’errore più comune quando si vuole comunicare qualcosa di scientifico - spiega Telmo Pievani, curatore della mostra con Niles Eldredge e Ian Tattersal - è presentare una teoria acquisita. Questo percorso è pensato per far rivivere l’avventura intellettuale di Darwin, con la meraviglia, l’entusiasmo e i vicoli ciechi propri di ogni scoperta».
A lettere, appunti e perfino batticuore, fossili e scheletri, fino alla ricostruzione del suo studio e del «sentiero dei pensieri» - su cui misurava la difficoltà delle scoperte, dal numero di ciottoli calciati - l’esposizione aggiunge la sorpresa di elementi vivi.


Grazie alla collaborazione con il Bioparco, lungo il percorso si possono ammirare Charlie, un maschio di armadillo villoso, un’iguana verde, alcuni esemplari di coloratissime rane del Sud America e testuggini «falsa carta geografica».

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