Gli ex An all’attacco: class action contro Fini per riavere la sede

RomaNon solo banche, autovelox e produttori di software. L’istituto della class action, entrato in vigore da sette giorni, potrebbe presto riguardare anche un partito politico: Alleanza nazionale.
Cinque presidenti di circoli milanesi della formazione di Gianfranco Fini, in rappresentanza di un centinaio di iscritti, stanno studiando con l’ausilio di un noto studio legale meneghino la possibilità di avviare un’azione collettiva risarcitoria nei confronti di An. A titolo di risarcimento del danno ipotizzato non si intende chiedere una somma in denaro, ma un immobile: la storica sede milanese di Via Mancini, 8. Si tratta di una palazzina di tre piani con sotterraneo da complessivi 10,5 vani con annesse pertinenze a piano terra che determinano, in base alle visure catastali, una rendita complessiva di 5.561,21 euro l’anno.
L’iniziativa è singolare e i legali stanno valutando come agire. Ma i promotori sono convinti. «Abbiamo contribuito a formare un patrimonio negli anni: attraverso il flusso costante delle quote associative e la partecipazione alle sottoscrizioni abbiamo consentito l’acquisto delle sedi negli anni ’70 quando nessuno voleva ospitare l’Msi», afferma uno degli ex presidenti rilevando che «ora che né il Movimento sociale né An esistono più e nella sede storica non si fa più attività politica, non vogliamo che sia modificata la destinazione d’uso, vogliamo esercitare il diritto di recesso».
La richiesta si basa anche su un altro presupposto: una contestazione della strategia seguita da An nella gestione del suo patrimonio. La palazzina milanese apparteneva all’Immobiliare Mancini srl, una società del partito con tre soci individuali minoritari (Giuseppe Bossi, Luigia Bossi e Maria Galbusera) con sede a Milano, posta in liquidazione il 30 maggio 1995 (all’indomani della «svolta» di Fiuggi) e cancellata dal registro delle imprese il 13 novembre 2007. Attualmente fa capo alla Nuova Immobiliare Mancini srl che ha sede a Roma in Via della Scrofa ed è uno dei tre veicoli immobiliari che raccolgono tutto il «mattone» di Alleanza nazionale insieme con Italimmobili e Isve che possiede solo un immobile a Venezia.
Insomma, se Alleanza nazionale è giunta alla vigilia della fondazione del Pdl con 30 milioni di liquidità e un patrimonio di 38 milioni è anche merito di quel centinaio di iscritti lombardi. «Siamo perplessi, non vorremmo che tutto questo servisse a finanziarie iniziative come FareFuturo nelle cui posizioni non ci riconosciamo», conclude il promotore sottolineando di aver inviato nei mesi scorsi una lettera ai dieci principali esponenti del partito sottolineando che «se dovessimo scegliere tra Fini e Berlusconi, sceglieremmo il secondo».
E anche il verbale dell’assemblea nazionale di An svoltasi il 3 marzo 2009 alla vigilia dell’ultimo congresso rivela che dopo la lettura del bilancio e della nota integrativa si aprì un «acceso dibattito in ordine alla destinazione della liquidità e delle proprietà immobiliari». Lo stesso bilancio venne approvato con un voto contrario. Non c’era, quindi, quell’unanimità raggiunta poi durante il congresso.
Se la class action partirà, si dovranno comunque prendere in esame alcuni aspetti normativi. L’azione, dice la legge, può essere avviata da «associazioni e comitati che sono adeguatamente rappresentativi degli interessi collettivi», e questo è il caso, nei confronti di «imprese» nell’ipotesi di danni nell’ambito di rapporti giuridici stipulati ai sensi dell’articolo 1342 del Codice Civile, ovvero il contratto concluso mediante moduli e formulari e in tale fattispecie potrebbe rientrare pure l’adesione a un partito. Con un’eccezione: il partito è un’associazione non riconosciuta ed è privo di quella personalità giuridica necessaria per costituirsi in qualità di controparte come avviene quando si cita in giudizio una società di capitali. In secondo luogo, la legge prevede «la restituzione delle somme spettanti ai singoli consumatori o utenti» nel caso sia riconosciuto il danno. Ottenere l’immobile non sarà facile.


In ogni caso l’iniziativa testimonia un malessere «politico» serpeggiante negli aderenti ad Alleanza nazionale e segnala come il proseguimento dei suoi ideali non sia sentito da tutti come automaticamente garantito dalla Fondazione An che dovrebbe raccoglierne l’eredità.

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