Roma - L’unica certezza è la conferma di Formigoni in Lombardia. Per il resto, cioè le candidature in Piemonte e nel Veneto, nel Lazio e in Campania, bisognerà aspettare il vertice tra Berlusconi, Fini e Bossi che dovrebbe tenersi mercoledì o giovedì, nel corso del quale si parlerà della riforma della giustizia. Ma l’incontro servirà anche per chiudere il cerchio sulle regionali, visto che perfino le ipotesi considerate più probabili sono tornate in discussione.
Vediamo perché. Gli ex esponenti di An nel Pdl cercano di limitare il peso della Lega al Nord. Il coordinatore La Russa ieri ha frenato: «Non ho visto la parola accordo, ho visto quello che legittimamente desidera Bossi, a cui noi abbiamo sempre risposto che è legittimo chiedere ma la decisione deve essere comune». Evidente il riferimento alle candidature nel Veneto (Zaia) e in Piemonte (Cota). Sembra di capire che sul Veneto alla Lega c’è l’ok di tutti; qualche riserva, invece sul Piemonte dove Ghigo potrebbe avere più chances.
Intanto il segretario dell’Udc Cesa ha lanciato un attacco nella stessa direzione, annunciando «un’iniziativa che coinvolgerà tutti i partiti e i movimenti locali per contrastare il disegno della Lega che vuole occupare tutto il Nord: noi non ci stiamo». La Russa, intervenuto ieri alla conferenza programmatica della Destra di Storace a Pomezia, ha parlato di possibili alleanze: «Ne discuteremo, vedremo nei prossimi giorni su quali regioni staremo insieme. Molto dipenderà da ciò che succede nel Lazio perché, piaccia o no, la destra italiana è sempre stata “romacentrica”».
A far capire che non è per niente scontata la candidatura di Renata Polverini è stato il capogruppo del Pdl alla Camera Cicchitto: «Il Pdl è pronto a esprimere una candidatura di partito», lasciando intendere che la situazione potrebbe cambiare nel caso D’Alema diventasse ministro degli Esteri Ue. Un’ipotesi del genere rimetterebbe in gioco Antonio Tajani, “costretto” a lasciare l’incarico europeo. Il caso Marrazzo, secondo Cicchitto, rende più agevole la campagna elettorale e quindi non è detto che si debba per forza puntare a una candidatura proveniente dalla società civile. Ma a mettere i bastoni tra le ruote di Tajani è il leader dei Cristiano popolari Mario Baccini: «Non vogliamo - ha detto - che l’indicazione del candidato presidente sia il paracadute di altre scelte come la designazione in Veneto o alla Commissione europea». Un invito ad abbassare i toni è arrivato dal ministro Rotondi: «Abbiamo discusso nell’ufficio di presidenza, ma ora a trattare per tutti è Berlusconi. Vale per la Lega e per l’Udc». Poche incertezze nelle altre regioni dove si voterà il 28 e 29 marzo.
In Liguria sarà Biasiotti il candidato Pdl. C’è poi il rebus Campania. Per Pionati (Alleanza di centro), «la scelta del candidato del centrodestra non è più rinviabile. Contro Cosentino c’è un muro di diffamazione, falsità e pregiudizio che va rotto».
Un candidato alternativo per il Pdl sarebbe Stefano Caldoro. In Calabria, per il centrodestra, sembra scontata la candidatura di Giuseppe Scopelliti, così come in Puglia l’ipotesi più probabile è quella del magistrato Stefano Dambruoso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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