Expo, allarme Zone: senza di noi è rischio flop

Appello al Comune dai presidenti dei Consigli di quartiere: "Contro il degrado urbano è il momento di passare al trasferimento di competenze". Le circoscrizioni: se non volete lasciare cattedrali nel deserto coinvolgete i residenti. Quale città vorresti per l'Expo? Dì la tua

Il dibattito sul decentramento comunale, congelato da dieci anni, riparte grazie all’assegnazione a Milano dell’Expo 2015. Un grande evento internazionale che avrà ricadute anche in ambito locale, sui singoli quartieri. Ad esserne convinti sono i presidenti dei consigli di zona, che da tempo esprimono preoccupazione per la mancanza di deleghe specifiche attribuite ai loro organismi. Competenze che sarebbero dovute arrivare con il nuovo regolamento comunale sul decentramento, con la concessione di maggiori autonomie ai quartieri. In discussione, fra l’altro, il passaggio dagli assessorati alle zone delle competenze su piccole manutenzioni e cura di verde pubblico e scuole. Anche con la creazione di un nucleo d’intervento rapido (Nuir) anti-degrado.
Al momento però il testo è bloccato. Dopo un tavolo tecnico aperto per buona parte del 2007, a dicembre è stata ultimata la bozza del documento. Da allora non se ne è saputo più nulla. E l’attesa ha anche suscitato qualche malumore nei consigli di zona. Un lavoro certosino, con l’assessore comunale alle Aree cittadine, Ombretta Colli, che per un anno si è incontrata ogni settimana con quattro presidenti di zona in rappresentanza di tutte e nove le aree in cui è suddivisa Milano: Micaela Goren Monti della 1, Luca Lepore della 2, Pietro Viola della 3 e Beatrice Uguccioni della 9.
«Dopo le discussioni ora è il momento di agire», sostiene Lepore, per il quale se «in vista dell’Expo occorrerà intervenire su infrastrutture, viabilità e aree dismesse, tutti gli interventi nel 2016 non saranno “smontati”, ma rimarranno in città. Per non lasciare cattedrali nel deserto, i cittadini devono poter avere voce in capitolo su quali siano gli interventi più opportuni. E il centro avrà la necessità di comunicare ai residenti quanto sta facendo. In mezzo ci sono le zone, che possono giocare un ruolo essenziale di cerniera. Ecco perché mi auguro che il discorso sul nuovo decentramento sia chiuso entro un anno, farlo dopo sarebbe troppo tardi».
D’accordo con lui il presidente del consiglio di zona 4, Paolo Zanichelli, secondo cui «poter valutare insieme le ricadute per i quartieri di periferia degli interventi in vista dell’Expo è una delle opportunità più stimolanti. L’importante è far sentire coinvolta l’intera città, senza che le opere pubbliche siano calate dall’alto in maniera autocratica». «Dal momento che il sindaco Letizia Moratti avrà dei poteri speciali - avverte - è giusto potenziare anche le competenze e le attribuzioni dei consigli di zona. Se l’Expo si sposerà con il decentramento sarà davvero un’ottima occasione per tutti».
Meno ottimista invece Uguccioni, allarmata: «Può darsi che l’Expo faccia il miracolo e ci consenta di arrivare a un nuovo regolamento sul decentramento, ma non ne sarei così certa. Dato che le novità urbanistiche incidono sulle realtà territoriali, in vista del 2015 mi aspetto di poter interloquire sulle priorità con l’assessore competente. Il bene della città non lo può decidere una persona sola: occorre che gli assessori e le zone lo facciano insieme». Per Goren Monti infine, «siccome nei prossimi sette anni ci sarà molto da rivedere, e molto da lavorare sulla qualità della vita, l’auspicio è di poter condividere gli obiettivi.

Anche perché è da tre legislature che si dice che il decentramento così com’è non può funzionare, sarebbe ora di ridefinire compiti e prerogative per migliorare alcune situazioni che hanno a che fare con la vivibilità dei quartieri».

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