Expo non è a rischio. Nonostante la stangata bis e la nuova ondata di tagli voluta dal governo. Il presidente lombardo Roberto Formigoni, commissario generale dellevento, smussa le polemiche. Il suo «collega», il commissario straordinario Giuliano Pisapia, ha scaldato gli animi di molti dicendo che Expo potrebbe saltare per colpa del governo. «È lecito avere dei timori - gli risponde Formigoni - ma il governo ha più volte garantito che i fondi già stanziati sono inamovibili, a prova di bomba». E così sarà anche per Expo. Detto questo, la nuova manovra non è ancora operativa e cè il tempo per qualche aggiustamento. «Parleremo con il governo - garantisce Formigoni - la manovra non è blindata».
Ovviamente la speranza è che Expo non venga ridimensionato. Il progetto era stato pensato prima della crisi. Poi, in periodo di ristrettezze economiche, era stato ridisegnato sulla linea dellausterity. E va bene. «Mi auguro resti tale - incalza il commissario-governatore - Certo, dovremo rifare i conti ma Expo è un investimento da cui ci aspettiamo un grande ritorno economico, sarebbe un errore impoverirlo». Formigoni ha fiducia nel governo ed esclude la necessità di qualche ritocco.
Ma se ci dovessero essere amare sorprese, scatterebbe il piano B. E cioè la Lombardia ricorrerebbe ancor di più al supporto dei privati, il cui coinvolgimento è già nei programmi di Formigoni. Non certo per coprire le quote della società che gli enti pubblici non riescono a versare, ma per investire nellorganizzazione dellevento. «Del resto - ricorda Formigoni - siamo la Regione in cui è stato maggiormente utilizzato il project financing: nella costruzione di infrastrutture, nella sanità, nella cultura. Ed Expo si presta molto bene a questo modello». Un esempio per tutti: la Brebemi, lautostrada che collegherà Milano, Bergamo e Brescia. Senza gli investimenti di capitali privati non sarebbe stato possibile costruire lopera.
In sostanza, anche per Expo i privati potrebbero mettere in campo i capitali che gli enti pubblici non sono in grado di sbloccare e farebbero da sponsor agli eventi della manifestazione del 2015 e del Fuori-Expo: una sorta di Fuori-salone con convegni internazionali, mostre, incontri con premi Nobel, dibattiti con ricercatori e spettacoli. «Si tratta di un modo diverso e moderno di operare - aggiunge Formigoni - che utilizzeremo sempre di più».
Chissà come la pensa il suo collega commissario. Per ora a intervenire sullargomento è lassessore Stefano Boeri che (in teoria) ha la delega su Expo. «Il sindaco Pisapia ha ragione: i tagli richiesti dal governo agli enti locali rischiano di rimettere in discussione il contributo del Comune di Milano ad Expo. Per non perdere loccasione Expo è urgente rilanciare la sostenibilità del progetto, che è insieme ambientale ed economica». Di fatto Boeri cavalca lsos su Expo per rilanciare, ancora una volta, il suo progetto dellorto botanico e del parco agroalimentare, presenti nel dossier iniziale ma poi abbandonati.
«Le gare che partiranno a novembre (come quella per la grande piastra infrastrutturale al centro del sito) non devono servire a realizzare un inutile e costosissimo quartiere di uffici e residenze, ma un parco agroalimentare alimentato da energie rinnovabili che resti dopo lExpo come volano per leconomia di tutto il sistema delle piccole e medie imprese milanesi e lombarde. UnExpo verde, meno cara e più utile alleconomia italiana è possibile. Lavoriamoci da subito».
E proprio qui sta lerrore: creando unicamente un grande parco non ci sarebbe un grande ritorno economico. Lasciando la metà dello spazio a uffici e residenze, si potrebbero rimettere in circolo investimenti e si potrebbero creare nuovi posti di lavoro.
Per ora il primo passo sarà il pagamento delle aree. Il pagamento vero e proprio avverrà a ottobre con la cifra già stabilita di 49,615 milioni di euro più Iva.
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