Expo, Parigi mette fretta a Milano Prende quota la ricetta Formigoni

Il Bie chiede di stringere e l’Expo cambia rotta. A Parigi non piace la bonaccia in cui è precipitata l’organizzazione dell’evento planetario e il segretario generale Vicente Gonzales Loscertales è volato a Milano per capirne di più. Colazione con Diana Bracco, presidente della società Expo, e la conferma che la data del 19 aprile, appuntamento di Milano con il Bie, è un limite da non superare. Con il commissario Letizia Moratti che ostenta sicurezza. «Il progetto dell’Expo ha un valore straordinario per tutto il Paese - spiega - Tutti ne sono consapevoli e credo che anche in questa occasione troveremo un accordo».
Facile, però, pensare a una nuova rivoluzione. Non più il comodato d’uso gratuito alla società di gestione per i terreni di Rho-Pero dove dovranno (o dovrebbero) sorgere i padiglioni, ma una nuova società pronta ad acquistarli. E, dunque, a gestire anche il business della successiva urbanizzazione a evento concluso. È la newCo proposta dal governatore Roberto Formigoni, ma alla quale i soci avevano preferito il prestito gratuito delle aree in cambio dei diritti a edificare concesso a Gruppo Cabassi e Fondazione Fiera, proprietari del milione di metri quadrati. Ancora nulla di ufficiale perché la Moratti aspetta una risposta dai privati. L’avrebbe voluta già per ieri, ma la burocrazia e i complicati meccanismi societari della Fondazione Fiera avevano già spostato alla prossima settimana l’appuntamento. Sul tavolo il parere dell’Agenzia delle entrate e la richiesta di 75 milioni di euro, con cessione a titolo gratuito di Cascina Triulza, come contributo alle opere infrastrutturali e di sistemazione del sito. Soldi che la famiglia Cabassi sarebbe disposta a sborsare per un business da non perdere. In difficoltà, invece, Fondazione Fiera che per l’inizio della prossima settimana ha convocato il consiglio straordinario a cui spetterà la parola definitiva. Che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere semplicemente «no».
Un rifiuto che riaprirà l’ipotesi, tanto cara alla Regione, della costituzione di una newCo, una nuova società a prevalente capitale pubblico (il 51 per cento), ma alla quale parteciperanno anche soci privati. A cominciare dalla famiglia Cabassi. Rapporti di forza da ridisegnare, dunque, con il Pirellone destinato a recitare un ruolo da leone. Troppo capiente la sua cassaforte per essere paragonata agli striminziti bilanci di Comune e Provincia. Con Camera di commercio fuori dai giochi e i ministeri a Roma che mai come in questo caso apparirebbe lontanissima. A quel punto il più lesto a salir sulla tolda dell’Expo sarebbe lo stesso Formigoni. Pronto magari a utilizzare la sponda di Infrastrutture lombarde il cui direttore generale è Antonio Rognoni, ingegnere fedelissimo del governatore che nello scenario futuro di Expo potrebbe essere destinato a svolgere un ruolo da protagonista.
Dopo quello di Stefano Boeri, ieri l’attacco all’Expo del segretario del Pd Pierluigi Bersani in trasferta a Vimercate. «C’è tutto il mondo che ci sta guardando e noi, per beghe del centrodestra e impotenze amministrative, rischiamo di perdere la faccia».

Pronta la replica del presidente della commissione Expo Carlo Fidanza: «Bersani,anziché fare dichiarazioni infelici chiarisca, se può, la vera linea dei Democratici su Expo. Quella di Fassino che guarda con fiducia a una Torino collegata a Milano per il 2015 o quella di Boeri e Pisapia che ogni giorno gridano all’Expo tradita in nome di qualche piantina di melanzane in più?».

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