Félix Yuste Cava

Questo sacerdote spagnolo nacque nel 1887 a Chulilla, cittadina dell’arcidiocesi di Valencia. La sua era una vocazione al sacerdozio come ce n’erano molte, un tempo: fin da subito. Oggi è estremamente raro che un ragazzino voglia entrare un seminario: ormai lo si fa da adulti. Alcuni pensano che sia meglio, perché la scelta è più «consapevole». Sarà. Ma la storia della santità è piena di consapevolissimi personaggi orientatisi al sacerdozio o alla vita religiosa fin da bambini. E la storia delle tonache alle ortiche è altrettanto affollata di ex «scelte consapevoli». Torniamo a don Félix Yuste Cava, che entrò nel collegio delle vocazioni ecclesiastiche di Valencia e nel 1902 fu mandato a Roma nel pontificio collegio spagnolo. Qui si addottorò alla Gregoriana in filosofia, teologia e diritto canonico. Nel 1910, sempre a Roma, ricevette l’ordinazione sacerdotale. Rientrato in patria, fu incaricato dell’insegnamento nel seminario di Valencia e di coadiuvare successivi parroci. Nel 1930 gli venne assegnata la parrocchia più importante di tutta l’arcidiocesi, quella dei SS. Juan e Vicente. Naturalmente, alla scoppio della guerra civile del 1936, la sua posizione gli assicurò il primo posto nella lista. I miliziani andarono a prenderlo, lo portarono sulla spiaggia del Saler e lo fucilarono lì. La sua foto mostra un prete neanche quarantenne, un po’ corpulento, con gli occhiali: faccia bonaria e mite. Sembra Aldo Fabrizi in Roma città aperta.

Ma non facciamoci ingannare dalle apparenze: era un pericolosissimo imbonitore del popolo, al quale somministrava l’«oppio» dell’aldilà.

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