nostro inviato a Maranello
Saluta, ringrazia, sorride ed esce. Anzi non esce. Torna indietro, riprende garbatamente il microfono e forse anche si commuove un poco. Dice: «Ragazzi, quest'anno sono vent'anni, vent'anni alla guida del Cavallino. Ricordo quel giorno, il cielo era azzurro. Quante cose sono cambiate: l'Italia, la Ferrari. Ragazzi, sarebbe bello vincere questo mondiale per festeggiare i miei vent'anni con la Rossa».
Sì, Luca di Montezemolo si è un poco commosso. L'ha fatto dopo tante frasi di rito, quando ha preso il microfono per rispondere all'unica domanda che non gli era stata posta. Lo ha fatto dopo la celebrazione urbi et orbi per l'ultima nata maranelliana, la F150, chiamata così in onore dell'Unità d'Italia, e che ora porterà per il mondo, appiccicati sui deflettori laterali, due piccoli tricolori con l'anniversario impresso. Una Rossa d'Italia con il tricolore stampato anche sull'alettone posteriore che sa molto di festa ma anche di buon auspicio: perché là dietro, sembra messo apposta per farsi guardare da chi insegue, come a dire e ribadire che la F150 è nata per vincere.
Questo il compito, l'obiettivo della creatura di Aldo Costa, direttore tecnico, di Nick Tombazis chief designer, di Luca Marmorini responsabile motori. E per raggiungerlo, ricordano all'unisono il presidente ferrarista e il capo della Gestione sportiva, Stefano Domenicali, «sarà fondamentale non perdere punti nella prima parte della stagione come invece accaduto lo scorso anno». Una macchina, questa, che nasce idealmente divisa in due: con l'anteriore aggressivo, più alto, quasi volesse azzannare la pista tanto desidera incollarsi a terra; e un posteriore in corso d'opera perché le nuove regole (le gomme Pirelli all'esordio, il kers al ritorno, l'ala mobile che regola il carico per aiutare i sorpassi) impongono di mettere progressivamente mano al progetto, da qui al 13 marzo, primo Gp, in Bahrein.
«Non a caso la macchina che vedrete al via sarà diversa» sottolinea Fernando Alonso prima di mettere un paio di puntini pesanti come macigni giusto per ribadire gerarchie e status: «Questa monoposto è più vicina al mio stile, è nata anche in base alle mie indicazioni, la sento più comoda e poi ora conosco tutti, per nome, ora telefono ogni giorno ai tecnici, ai meccanici» (per lui, nel pomeriggio, a Fiorano, subito il debutto, 98 km, oggi tocca a Massa). Come a dire: ragazzi, non mollo e non molleremo mai, neppure per un secondo; come a rassicurare idealmente Montezemolo che stavolta no, stavolta il titolo sfuggito nel 2010 deve arrivare. Questione di anniversari, 150 anni come l'Italia o 20 come Montezemolo presidente non fa differenza. Sempre di festa italiana si tratta. E il patron dirà: «Con umiltà e come tante aziende che rappresentano il Paese nel mondo, abbiamo la responsabilità di dare questo messaggio di unità, in un momento in cui il Paese si contraddistingue per un tutti contro tutti». Ancora: «Se pensiamo di perdere tifosi per il richiamo al tricolore? Macché, l'abbiamo sempre avuto, ci ho sempre tenuto. Questo è un messaggio di orgoglio e unità».
Orgoglio, unità e grandi aspettative. E qualche puntino sulle «i» anche da parte di Montezemolo: «A voi giornalisti piace parlare della Ferrari di Alonso, ma non è così. Dobbiamo dare a entrambi i piloti monoposto che li mettano in condizione di vincere (Massa sentitamente ringrazia, ndr)». E nel raccontare degli sforzi, dell'impegno del Cavallino, il presidente rivela che il team non sta usando solo la galleria del vento di Maranello ma anche quella della Toyota. Nulla, insomma, deve essere lasciato al caso, né sul fronte tecnico né su quello delle voci fastidiose, subito da disinnescare: come quella che vorrebbe in essere dei contatti con Vettel. «Non esiste niente, punto».
E che le attese, quest'anno, siano enormi lo si comprende dall'entusiasmo, non solo la presenza, dei vertici Fiat, dal presidente John Elkann che sul palco dirà «è un giorno importante per Fiat, per questo siamo qui a tifare.
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