(...) che Roberto Castelli - senatore della Lega Nord eletto nella circoscrizione Liguria e prima sottosegretario di Stato e poi viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del quarto governo Berlusconi - si è fatto ampiamente perdonare. Ed è, in qualche modo, il parlamentare ligure di cui essere più orgogliosi. Fondamentalmente per un motivo: non ha peli sulla lingua, non ha sudditanze intellettuali, non ha paura di andare ad Annozero e anche litigare con il pubblico, se cè bisogno di litigare.
Perchè questa devessere la linea. Non invocare censure, chiusure, vendette mediatiche. Ma rispondere colpo su colpo. Non aver paura del pensiero e, soprattutto, del proprio pensiero. Partecipare ad Annozero con lo spirito di Castelli, quello di chi non ha paura delle proprie idee e di portarle avanti.
E questa dote, quella di dar voce anche alle idee di chi spesso non ha voce, ha sempre accompagnato Roberto Castelli. Io, probabilmente, da bergamasco, lo sento anche più affine: lui è di Cisano Bergamasco, il paese di Roberto Donadoni, ol Donadù, terra di mezzo fra Bergamo e Lecco. Terra manzoniana per definizione. Terra dove Castelli e Formigoni erano anche compagni di scuola.
Poi ci siamo ritrovati a Roma, in Parlamento. Dove lui - da presidente dei senatori della Lega, anche prima dellalleanza con il centrodestra - è sempre stato in prima linea nelle battaglie, che spesso erano quelle del popolo del centrodestra. Poi, certo, come spesso accade ai parlamentari quando vanno al governo, ci siamo un po persi: altro telefonino, altri collaboratori, altri filtri. Non è una cosa bellissima, ma è la politica. Non me la prendo.
Lho ritrovato nella scorsa campagna elettorale a Genova, in un pranzo elettorale da Giacomo. E limpressione è stata la solita. Quello di uno che non ha paura di dire come la pensa, anche quando quello che pensa non corrisponde a quello che i presenti vorrebbero sentirsi dire.
Mi ricordo, in particolare, in quelloccasione una difesa di Alfonso Pecoraro Scanio («quanto di più lontano da me, uno che proprio non sopporto») a proposito di una vicenda giudiziaria che sembrava gonfiata e lo era.
Insomma, anche se Bruno Ravera è rimasto a casa, la Liguria non ci ha perso.
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