Cultura e Spettacoli

Fa discutere l'intervento della Littizzetto da Fazio Ironia o cattivo gusto?

La comica torinese "scherza" sull'alluvione nel programma di RaiTre e desta qualche polemica. Il pubblico si divide: analisi spassionata delle cause o mancanza di tatto?

Fa discutere l'intervento della Littizzetto da Fazio Ironia o cattivo gusto?

Il siparietto comico che conclude Che tempo che fa, con il commento spesso irriverente di Luciana Littizzetto è una consuetudine del programma di RaiTre, un appuntamento che si ripete da tempo con poche interruzioni, in un "rapporto a due" tra lei e Fazio ormai consolidato. Ma che di tanto in tanto rischia qualche sbandata, come è successo ieri sera. C'è chi pensa che l'intervento della Littizzetto - dedicato alla recente ondata di maltempo - questa volta non sia stato proprio azzeccato, che la ferita aperta dal mare di fango sulle zone colpite sia ancora troppo recente per poterci scherzare sopra senza rischiare che qualcuno se la prenda, soprattutto quando il qualcuno in questione dell'evento traumatico è stato protagonista.

E allora ci pensa Il Secolo XIX, per ovvi motivi il più vicino - anche solo geograficamente - all'argomento a riportare il malcontento di alcuni lettori, che ieri davanti agli schermi della Rai si sono indignati per il consueto spazio destinato alla comica torinese. Accusano il Che tempo che fa di Fazio di avere preso con un po' troppa leggerezza il tema dell'alluvione, fanno notare che scherzare su un Fassino utilizzato a mo' di misuratore dell'altezza del Po non è poi così politicamente corretto, o che è un po' ardita la metafora che Lucianina tenta, che il suo "È come se uno a Natale avesse fatto il presepe dentro al water e si lamentasse se qualcuno tira l'acqua", riferito alla situazione (e cementificazione) delle zone interessate dall'alluvione ce lo si poteva anche risparmiare, che c'è da essere "indignati e schifati".

Preoccupazioni e lamentele forse condivisibili, accanto alle quali compaiono però anche commenti con un taglio differente. Qualcuno fa notare come il processo alle parole abbia sì un suo senso, ma in fondo non sia il nodo centrale della questione. Arrivano quindi le critiche rivolte non tanto alla chiusura comica di Che tempo che fa, ma alle responsabilità a monte. Qualcuno fa notare che nel "suo intervento non c'è stata una sola parola sbagliata", che la Littizzetto "ha detto solo quello che tutti pensano con il suo tono scherzoso" e che allora avrebbe più senso andare a parlare delle cause, del perché 6 persone sono dovute morire travolte dal mare di acqua e fango, piuttosto che criticare chi, forse, si limita solo a commentare con una punta di cattiveria i fatti.

Resta quindi la domanda. Un modo diverso per ricordare le vittime di una tragedia, cercando di non lasciare le loro morti senza un perché? O un gesto scorretto, incurante di una ferita ancora fresca?

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