La fabbrica da 1,5 milioni di pezzi all'anno

È a Longarone, distrutta dalla tragedia del Vajont, oggi capitale mondiale dell'occhialeria

Nove mesi dalla posa della prima pietra della fabbrica al primo paio di occhiali prodotti: un record d'efficienza e velocità. È' successo a Longarone, la città distrutta dalla tragedia del Vajont (1917 morti la notte del 9 ottobre 1963) che oggi è la capitale mondiale dell'occhialeria. In poche centinaia di metri sorgono aziende come Safilo, De Rigo, Luxottica, Marcolin e adesso la Manifattura Thélios nata dalla joint venture tra il Gruppo LVMH (Louis Vuitton Moet Hennessy) e Marcolin. «I francesi sono al 51 per cento» puntualizza qualcuno durante la cerimonia inaugurale proprio mentre Toni Belloni, direttore generale delegato di LVMH dichiara: «L'Italia è una seconda patria per il Gruppo, sei dei nostri 60 marchi sono italiani e tutti insieme totalizzano 694 anni di esistenza». Il numero due di Bernard Arnault snocciola i nomi (Bulgari, Cova, Fendi, Acqua di Parma, Pucci, Loro Piana) ma soprattutto i dati di questa magnifica ossessione per il made in Italy. «Negli ultimi anni LVMH ha investito circa 600 milioni all'anno passando da 5 a 23 siti produttivi in Italia» spiega raccontando della nuova Manifattura Bulgari a Valenza Po, dell'atelier di calzature Berluti nel ferrarese e preannunciando l'apertura nel 2019 di altre due manifatture di pelletterie in Toscana. «Thélios rientra in questa strategia conclude - creare un ecosistema di eccellenze che mettiamo a disposizione dei nostri brand». Al momento nella nuova azienda si producono gli occhiali di Celine (marchio più guardato degli elefanti al safari per via dell'arrivo di un direttore creativo come Hedi Slimane) di Loewe (marchio di crescente e meritatissimo successo) e di Fred (marchio di gioielleria con una forte vocazione al design). «Abbiamo una capacità produttiva di 1,5 milioni di pezzi l'anno» spiega Giovanni Zoppas, ceo di Thélios e vicepresidente del Gruppo Marcolin. «A noi piace fare più che parlare» taglia corto raccontando però dell'avveniristico edificio dotato di fotovoltaico. «Al momento - spiega - occupa 8000 metri quadri ma ce ne sono altri 10 mila edificabili in caso di ampliamento». Se lo augurano tutti nella valle dove il Piave ha smesso di mormorare «Non passa lo straniero». Ci sono già 245 persone che hanno trovato lavoro qui e diventeranno 300 entro l'anno. Tentiamo di strappare informazioni sui nuovi progetti di Slimane per Celine: si dice che stia lavorando su uno speciale vetro così resistente da poterci fare perfino i tacchi delle scarpe.

Nel reparto prototipia rispondono che per principio loro non dicono mai no, ma: «Proviamoci». Di fatto l'azienda ha già individuato un nuovo materiale che si chiama corten. «Da italiano emigrato in Francia stavolta sono proprio fiero» dice Belloni. Impossibile dargli torto.

DFed

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