Fabri Fibra e Frankie: in Italia c’è ancora passione

da Milano

Ma in Italia è un’altra storia. Se negli Usa il rap si è trasformato in pochi anni in un marchio commerciale che produce milioni di fatturato ma pochi centesimi di talento, qui da noi la scena rap ha ancora un fermento che voglie di guadagno e anoressia creativa non hanno ancora essiccato. Dagli A67, rapper di Scampia che stanno per pubblicare un nuovo cd e sono inzaccherati di fertilissima napoletanità, fino a Fabri Fibra il livello è ancora molto alto e, soprattutto, teso. Certo, commercialmente, a dare l’ultima la sveglia alla nostra pattuglia di rapper da combattimento è stato Mondo Marcio che due anni fa è piombato sul grande mercato con risultati esaltanti. Poi è toccato a Fabri Fibra, che con due cd ha dato uno scossone (l’ultimo album, Bugiardo, è ancora meglio del primo). Qual è il segreto dei nostri rapper? La resistenza nella realtà italiana di forti contrapposizioni sociali e la popolarità di tante battaglie contro tv, politica, sport.

Perciò il rap oggi ha assunto un linguaggio (e un valore poetico) quasi cantautoriale, reinventandosi come pochi si sarebbero aspettati. D’altronde, ha creato poca sorpresa l’arrivo a Sanremo di uno dei padri di tutti i rapper italiani: Frankie Hi Nrg. E, anzi, scommettiamo che il suo sarà il testo più ispirato di tutti quelli in gara?

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